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PERUGIA – “La Zona di Protezione Speciale (ZPS) del Trasimeno, include il Parco Regionale del Trasimeno la cui gestione è affidata all'omonimo Ente Parco, competente anche in materia di contenimento degli squilibri faunistici, compreso il Cinghiale insediato negli ultimi tempi, in modo abnorme, nei territori limitrofi al lago”. È quanto ha dichiarato in consiglio Massimo Buconi Assessore alla Programmazione Faunistica rispondendo ad una interrogazione di Fiorello Primi sullo squilibrio faunistico causato dalla presenza della specie cinghiale nei territori limitrofi al Lago Trasimeno. Nel documento il consigliere chiedeva se non fosse utile organizzare la caccia in modo da poter ridurre drasticamente il numero dei capi presenti nel canneto, coinvolgendo, una tantum, le squadre di cinghialisti presenti sul territorio. Inoltre il consigliere chiede se sono previsti risarcimenti per coloro che hanno subito incidenti stradali e per i coltivatori che vedono spesso distrutte le loro coltivazioni. “Per poter intervenire nel contenimento degli squilibri faunistici – ha spiegato Buconi - la vigente normativa prevede una procedura complessa che si conclude, prima di autorizzare i prelievi, con l'acquisizione della Valutazione di Incidenza Ambientale prevista dal DPR 357/97, modificato dal DPR 120/2003 in applicazione della Direttiva Habitat (92/43/CEE). Tale procedimento prevede: la predisposizione di uno specifico progetto di intervento; l'acquisizione del parere dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica di Bologna; la presentazione della richiesta-progetto alla Regione, della Valutazione di Incidenza; formazione degli operatori che collaborano ai prelievi selettivi”. Nel caso specifico, il Parco del Trasimeno, è stato interessato "recentemente" da una forte colonizzazione da parte del Cinghiale, spinto nelle zone umide, dalla siccità estiva e dalla caccia in braccata nei territori circostanti. Nell'estate 2007, su richiesta dell'Ente Parco del Trasimeno il Servizio Programmazione e Gestione Faunistica ha elaborato un progetto e collaborato alla stesura di tutti gli elaborati, per mettere in condizioni il Parco di assolvere agli adempimenti di legge. Gli interventi effettuati a cura dell'Ente Parco, tramite abbattimento con arma da fuoco da altana nel tratto che va da S. Arcangelo a San Feliciano, hanno consentito di prelevare nel periodo Luglio Dicembre 2007, n. 64 capi di Cinghiale. Successivamente il fenomeno della colonizzazione da parte del Cinghiale si è esteso a tutto il perimetro del Lago, nelle zone dove è presente la cannina e la vegetazione ripariale, con punte di criticità nella zona di Punta Navaccia e Castiglione del Lago, con ingenti danni ai terreni coltivati esterni al Parco e ricadenti in parte nella ZPS e in parte in territorio a caccia programmata dove è competente la Provincia. Pertanto, al fine di superare gli aspetti burocratici per fronteggiare il fenomeno, nei giorni scorsi l'Ente Parco, la Provincia e l'ATC competente, hanno organizzato un incontro e concordato di dar mandato al Servizio Programmazione e Gestione Faunistica di predisporre tutti gli elaborati, come sopra descritto, per arrivare quanto prima ad effettuare tutti gli interventi necessari per risolvere lo squilibrio faunistico determinato dal Cinghiale in tutto il perimetro del Lago Trasimeno. I tempi per arrivare ad una soluzione del problema è prevedibile che non saranno brevissimi, in quanto, trattandosi di un'area inserita nella Rete Natura 2000, regolata dalle norme di applicazione della Direttiva Habitat, occorre mettere in atto sistemi ecologici di intervento per, poi, passare, qualora i risultati non fossero soddisfacenti, a sistemi più incisivi. Difficilmente – ha concluso Buconi - in dette zone potranno essere effettuate braccate con i cani per gli effetti negativi che tali tecniche potrebbero avere sulle altre popolazioni selvatiche presenti. Importanti risultati sono attesi adottando la tecnica della cattura e l'abbattimento da attesa, oltre che mettere in atto barriere elettrificate per limitare lo spostamento degli animali e indirizzarli nei settori di intervento”. Condividi