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Stefano Vinti Presidente gruppo Prc-Se Gli esami effettuati dall’istituto zooprofilattico e dall’Arpa hanno completamente chiarito il mistero che ha sino ad oggi accompagnato l’improvvisa moria di pesci che si verificò circa un anno fa in un tratto del Tevere fra Ponte Valleceppi e Ponte San Giovanni, una delle più grandi che si siano mai verificate in Umbria. La colpa è dell’etanolo e a causa di questo “veleno”, che era stato scaricato illegalmente nel fiume, morirono 18 quintali di pesce. Nei campioni di acqua che furono all’epoca prelevati sono stati rilevati valori di ossigeno disciolto molto bassi ed una concentrazione di etanolo troppo elevata, un elemento, come ha notato l’istituto zooprofilattico, che “è notoriamente tossico per i pesci, determinando danni all’epitelio delle lamelle branchiali secondarie e blocco della respirazione a livello del sistema nervoso centrale”: Una conferma piena di quanto aveva già sostenuto l’Arpa nelle ore successive all’evento, allorché aveva indicato che nell’acqua era stata riscontrato uno scarsissimo livello di ossigeno “che conferma l’effetto di sostanze altamente e velocemente biodegradabili quali i carboidrati, alcol e zuccheri”, una elevata concentrazione di etanolo unita alla presenza di “aldeide acetica, prodotto di ossidazione dell’etanolo, nonché quella di alcol alto bollenti, esteri a lunga catena e polifenoli, tutte sostante che, insieme all’alcol etilico sono riconducibili al processo di distillazione di vino e vinacce”. Come si ricorderà, sulla base di queste primissime indicazioni, nonché sulle indagini che vennero condotte dai carabinieri del Noe, il pm Sergio Sottani denunciò quale responsabile della moria Irma di Sarno, la legale responsabile della distilleria San Lorenzo di Ponte Valleceppi. Si tratta di un impianto industriale che nel corso degli anni è stato più volte sotto il mirino delle associazioni ambientaliste, Legambiente e Comitato Ponte Valleceppi, Molini di Fortebraccio in particolare, che si sono battuti, sino ad ora inascoltati, affinché il fiume venga maggiormente tutelato, realizzando un preciso progetto ambientale per quella zona che al momento è invece fortemente sfruttata, anche nelle fasi di crisi idrica, con attingimenti a scopi irrigui, oltre che per la produzione di energia elettrica, attività alle quali si aggiungono scarichi spesso abusivi. E’ per questo che, come primo atto da compiere per avviare quel processo virtuoso che è stato indicato dalle associazioni ambientaliste al fine di assicurare una sicura salvaguardia del tratto del Tevere in questione, Rifondazione Comunista torna a richiedere alle istituzioni locali che vi hanno competenza (Comune e Provincia in primo luogo) atti decisivi per delocalizzare senza più indugi la distilleria San Lorenzo. Condividi