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Patrizia Proietti Segreteria Regionale PRC La pillola RU486 entra finalmente nel nostro sistema sanitario. L’Agenzia italiana per il farmaco ha approvato l’immissione in commercio nel nostro Paese della pillola che viene già utilizzata nella maggior parte dei paesi europei fin dagli anni Novanta e sperimentata in alcuni ospedali italiani dal 2005. La Ru486 potrà essere utilizzata in Italia solo in ambito ospedaliero e potrà essere somministrata entro il quarantanovesimo giorno di gravidanza. L’opportunità per le donne di scegliere la pillola anziché l’interruzione di gravidanza chirurgica ha suscitato pesanti reazioni da parte delle gerarchie cattoliche che parlano di “pillola assassina” e minacciano “scomuniche per il medico, per la donna e per tutti coloro che spingono al suo utilizzo”. Monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Academia pro Vita, ha invocato “un intervento da parte del governo e dei ministri competenti» contro l’uso della pillola abortiva RU486. Il governo si è prontamente fatto portavoce di queste indignazioni e il ministro Sacconi ha chiesto l'intervento dell’Agenzia italiana per il farmaco per “condizionare la somministrazione della pillola abortiva ad una serie di regole”. Sacconi, invocando a sproposito il rispetto della legge 194, parla già di un’ospedalizzazione di tre o quattro giorni e della necessità di un test psicologico obbligatorio per le donne per potere scegliere il metodo medico cui sottoporsi. In realtà, la legge 194 non prescrive affatto il ricovero, ma che l’intervento abortivo sia fatto in una delle strutture autorizzate, persino in poliambulatori pubblici funzionalmente collegati all’ospedale. Inoltre, all’articolo 15, prevede per gli enti ospedalieri di tener conto del progresso tecnologico e delle nuove tecniche meno intrusive e violente. In questo senso, la pillola RU486 offre un metodo di interruzione della gravidanza che oltre ad avere un impatto fisico e psicologico minore rispetto all’aspirazione, è meno costoso e più accessibile. Quando in gioco c’è la libertà delle donne di decidere da sole sulle questioni che le riguardano, la politica entra nel merito delle scelte individuali, circoscrivendo e limitando la sovranità che ogni individuo ha sul suo corpo e sulla sua vita. Nel resto d’Europa circa il 30% degli aborti legali vengono praticati con la RU486 e non c’è stato alcun aumento del numero di aborti legato all’introduzione di questa pillola. In Italia, dove dall’introduzione della legge 194 il numero di aborti diminuisce progressivamente ogni anno (rimangono purtroppo sacche di aborti clandestini), si può prevedere un andamento analogo. La sfida non è quella di limitare la possibilità di abortire, ma ridurre il ricorso all'aborto promuovendo la contraccezione e i metodi per la procreazione responsabile (condannate anche queste dalla Chiesa!) attraverso efficaci campagne informative. Incuriosisce, a questo riguardo, il rilievo che un argomento tanto importante avrà nel dibattito che si svolgerà durante il congresso del PD. Ma ancor di più alle donne interessa la posizione che il PD vorrà prendere e cui vorrà improntare la sua azione politica. Gli spazi per la conciliazione sono alquanto esigui. Dovremo assistere ancora una volta ai suoi contorsionismi parlamentari? Condividi