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Adelaide Coletti Resp.laicità,nuovi diritti, differenze Federazione Prc di Perugia In Italia il via libera alla ru486 arriva con vent’anni di ritardo rispetto a Francia, Svezia e Regno Unito. Il via libera dell’Aifa al farmaco innovativo il cui utilizzo si colloca nel pieno rispetto della 194, che prevede “l’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza”,in questo paese sembra essere addirittura una conquista e non un atto dovuto. Certo che ci troviamo in un contesto economico, politico e culturale che sempre con maggior violenza colpisce il corpo delle donne, le loro volontà, i loro desideri, la libertà per poi estendere l’attacco a tutte le differenze (il percorso che, dalla legge 40 e i conseguenti attacchi alla 194, ha portato al testo sul testamento biologico è stato davvero breve!). E’ strano che gli apologeti della famiglia e della vita siano proprio quelli che sostengono il contraccettivo della precarietà di vita e di lavoro. Se si vuole davvero ridurre il ricorso all’interruzione volontaria della gravidanza allora la strada da promuovere è quella della contraccezione, di percorsi educativi volti conoscenza di sé, del proprio corpo e del rispetto dell’altra/o e delle differenze; del rilancio dei consultori, della diffusione gratuita delle pillole a basso dosaggio che sono tutte a carico delle donna con prezzi più alti d’Europa, la somministrazione alla donna che ne fa richiesta della Pillola del giorno dopo (Norlevo) al Pronto Soccorso ed in Farmacia senza ricetta medica come avviene nella maggior parte dei paesi europei. Invece il contesto che abbiamo di fronte, grazie alle ingerenze del Vaticano e di forze politiche trasversalmente clericali e simbiotiche con i poteri forti, operano in direzione contraria attraverso politiche sempre più aggressive di privatizzazione dei servizi,di precarizzazione del lavoro,attraverso interventi etici che vanno a incidere sui diritti riproduttivi della donna, riportandola alla sua dimensione “naturale” di donna e madre, quindi di soggetto controllabile. Ma è proprio in questo contesto che si stanno costruendo e ricostruendo reti di donne a Perugia come in molte altre città italiane, soggettività che agiscono nella materialità dei conflitti e che si riprendono lo spazio pubblico proponendo altri concetti e ordini del discorso. Condividi