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E' cominciata con il question time la riunione odierna del consiglio regionale che era stata sospesa martedì scorso prima del voto sul nuovo piano faunistico. I lavori del consiglio si stanno tenendo mentre davanti all'ingresso di palazzo Cesaroni è in corso un presidio della Coldiretti regionale (una quarantina di imprenditori agricoli con bandiere, berretti e magliette gialle) nell'ambito dell'iniziativa nazionale della stessa organizzazione a difesa della tipicità dei prodotti agricoli italiani. In apertura della seduta odierna, su invito del presidente, Fabrizio Bracco, il consiglio ha osservato un minuto di silenzio in memoria del tenente colonnello dei carabinieri Valerio Gildoni ucciso da un'anziano venerdì scorso a Vicenza. ''Il tenente colonnello Gildoni, nostro concittadino umbro di Città di Castello - ha detto Bracco - è morto nell'adempimento del suo dovere, dimostrando grande coraggio e altruismo. Rendiamo omaggio al suo generoso sacrificio ed esprimiamo solidarietà e vicinanza alla famiglia e all'Arma dei carabinieri''. Con 16 voti favorevoli e 8 astensioni, il consiglio regionale ha poi approvato stamani il piano faunistico-venatorio, la cui discussione era stata avviata, come accennato in precedenza, nella seduta di martedì scorso. Il piano svolge le funzioni di un vero e proprio 'piano regolatore' delle attività legate alla caccia e alla gestione del territorio con il fine ultimo di migliorare la qualità e la riproduzione della selvaggina in Umbria. COSA CONTIENE IL NUOVO PIANO Calcola in modo più preciso, sulla base di accertamenti scientifici, la superficie agro-silvo-pastorale sulla quale viene effettivamente esercitata la caccia, fissandola al momento in 612.986 ettari. Fissa altresì in 198.473 ettari la superficie di territorio protetto, complessivamente inteso. Indica quattro grandi obiettivi da conseguire: un ruolo più definito ed effettivo delle due Province (Perugia e Terni) in tema di pianificazione degli ambiti territoriali protetti (istituzione, distribuzione e dimensioni) da tenere costantemente aggiornati; una più puntuale classificazione degli allevamenti da utilizzare a scopo di ripopolamento, prevedendo requisiti minimi e parametri che garantiscano la qualità, anche certificata, della selvaggina immessa nei territori a fini riproduttivi; la gestione responsabile della specie cinghiale che arreca i danni maggiori alle produzioni agricole e che richiede l'approntamento di interventi selettivi per il controllo della specie sulla base di una conoscenza aggiornata della presenza degli stessi animali nei vari territori; la tutela e la gestione della fauna selvatica, sia di interesse venatorio che naturalistico con relativi elenchi delle specie prese in considerazione e che non esclude il ripristino di particolari tipi di vegetazioni, ad esempio le vecchie siepi di confine che garantivano riparo e habitat riproduttivo. Il piano fissa anche principi e criteri per la costituzione e gestione degli ambiti territoriali, per l'allevamento della selvaggina destinata a scopi di ripopolamento e alimentari, per il miglioramento ambientale indicando le specie arboree tradizionali da reimpiantare, per prevenire e controllare i danni provocati dalla fauna selvatica all'agricoltura. Condividi