In ricordo di Mimmo Pucciarini

di Stefano Vinti
Di Mimmo Pucciarini vorrei ricordare non solo il capo degli Ultrà, ma anche l’uomo che è stato prima, di cui non parla nessuno. Mimmo, infatti, è stato un personaggio pubblico, nel momento in cui è salito sulla balaustra della Curva Nord, ma Mimmo Pucciarini esisteva già prima di diventare il capo degli Ultrà.
Ho conosciuto Mimmo negli anni ‘70, durante una manifestazione. Mi colpirono la sua grinta e la sua determinazione. Allora era un militante di un’organizzazione rivoluzionaria, la Quarta Internazionale, un’organizzazione trotzkista che a Perugia aveva un suo seguito e un suo radicamento, sia nelle scuole, negli istituti superiori, che in alcuni settori intellettuali.
Veniva da un’infanzia complicata, difficile, era solo con sua madre. È stato sempre un lavoratore, un grande lavoratore, ha fatto lavori pesanti: è stato marmista, operaio che lavorava con le mani, con la sua forza, il classico proletario; si è complicato anche la vita, perché non aveva la patente, perciò andava al lavoro con motorini e mezzi di fortuna.
Poi, fra gli anni ‘70 e i primi anni ‘80 venne a giocare con l’Olimpia, una società dilettantistica perugina. Come calciatore s’impegnava molto. Era un calciatore atletico, scarso tecnicamente, ma di grande impegno, volitivo. Era molto benvoluto da tutti. È stato nell’Olimpia prima come calciatore e, poi, come dirigente. Aiutava l’Olimpia anche come guardalinee e in tutte le mansioni di cui necessitano le squadre dilettantistiche.
È stato sempre un tipo all’apparenza burbero, invece era un ragazzo squisito, generoso, buono; soprattutto è stato una persona generosa. Voglio ricordarlo come un amico e un compagno, con cui poi, in altre circostanze, nel corso degli anni, anche quando lui era un personaggio popolare della curva, ci siamo incrociati e ci siamo sempre confrontati con affetto e rispetto.
Nel nostro ambiente, quando è arrivato il riflusso e le comunità politiche si sono sfasciate, lui e altri hanno fondato l’Armata Rossa, che è stata forse la primissima organizzazione del tifo perugino. Era anche una risposta alla necessità di stare insieme, aggregati, e avere delle motivazioni in comune.
Ho un bel ricordo di Mimmo, abbiamo trascorso momenti piacevoli assieme. Lo ricordo come un compagno che s’impegnava per il bene comune e come un ragazzo cui piaceva giocare a pallone. La sua perdita mi ha colpito in maniera particolare, ma il tributo che gli è stato riconosciuto dai tifosi del Perugia, dagli Ultrà, credo sia il miglior suggello per una vita che è stata spesa anche per gli altri e, soprattutto, per il Perugia.

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