Pubblichiamo l'intervento del candidato a segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani, uscito oggi sulle colonne del "Messaggero".
"Se gli sforzi del governo italiano nella preparazione del G8 dell'Aquila sono andati, come penso, nella direzione sbagliata, questo non autorizza il Guardian a ipotizzare l'esclusione dell'Italia dal G8 se non altro per la buona ragione che gli altri governi europei hanno condiviso l'impostazione italiana.
Perché una direzione sbagliata? La scelta di riproporre i tradizionali format a geometria variabile per problemi globali non può funzionare. Il G8 de L'Aquila avrebbe dovuto concentrarsi sulla difficilissima priorità politico-istituzionale squadernata dalla crisi: l'assenza di efficaci sedi politiche di governance dell'economia globale.
Di conseguenza, avrebbe dovuto puntare, impresa impervia ma ineludibile, a rafforzare sia sul piano politico che sul piano operativo, il G20, forum partecipato anche dalle principali economie emergenti. Il G20, dopo l'incerto avvio a Novembre 2008 a Washington e la più convincente prova di inizio Aprile a Londra, avrebbe dovuto essere attrezzato per entrare a regime all'appuntamento di Pittsburgh a Settembre prossimo. Invece, si è scelta una frustra continuità: un'ambiziosa agenda politica sottoposta ad un consesso inadeguato.
La scelta continuista segnala che i Governi europei rimangono prigionieri, a dispetto di una stanca retorica sul primato della politica, di una anacronistica convinzione nazionalistica, politicamente impotente ad affermare l'interesse nazionale nel mondo "caldo, piatto ed affollato" del XXI secolo. La fase in corso non è ordinaria.
La crisi economica esplosa nell'ultimo anno non è ripiegamento congiunturale. È, piuttosto, transizione: da un ordine insostenibile sul piano sociale, macroeconomico ed ambientale ad un ordine incerto, ricco di potenzialità progressive, ma gonfio di altrettanto forti spinte alla regressione protezionistica. Una maggiore consapevolezza della natura della crisi avrebbe dovuto evitare al Governo italiano, nella preparazione del G8, di enfatizzare i global legal standards (GLS). Certo, i GLS sono un punto politico decisivo, ma diventano poco più che esercizio accademico fuori dal G20. Ed era facile prevedere che il cosiddetto "Lecce Framework" sarebbe rimasto nell'agenda internazionale soltanto nelle poche ore dell'incontro pugliese dei Ministri economici.
Ed era inevitabile che, sui legal standards, la consapevolezza della perdita di rilevanza politica del G8 portasse, 4 giorni dopo l'incontro di Lecce, il Presidente Obama a varare un piano per la regolazione dei mercati finanziari seguito a ruota dal Consiglio Europeo con il varo del Piano De Larosiere, iniziative senza alcun riferimento al Framework pugliese.
In ogni caso, nonostante l'arretratezza dei format, il G8 sarà chiamato a confrontarsi con due grandi sfide: il cambiamento climatico e lo sviluppo dei paesi meno avanzati.
Serve un'accelerazione del negoziato tra paesi industrializzati, economie emergenti e paesi in via di sviluppo. Obama, nonostante le difficoltà che sta incontrando in Congresso e nel Senato, sembra voler preparare Copenaghen con un atteggiamento profondamente diverso rispetto alla precedente Amministrazione, adottando per la prima volta obiettivi di riduzione delle emissioni e di efficienza energetica. Ci auguriamo ora che la nuova Amministrazione Usa sia in grado di assumersi impegni internazionali effettivi.
L'Europa è riuscita a presentarsi al tavolo negoziale con misure credibili, attraverso l'adozione di obiettivi ambiziosi al 2020 di riduzione di CO2 e di sviluppo di energie rinnovabili e dell'efficienza energetica, mentre il Governo italiano ha assunto un atteggiamento miope e arretrato, accantonando quei programmi di "green economy" che avevamo messo in moto con le finanziarie del Governo Prodi tra il 2006 e il 2008. Sui cambiamenti climatici, il Governo italiano non appare quindi in grado di svolgere un efficace e credibile ruolo di impulso al negoziato. In questo momento, avremmo invece bisogno di una Presidenza del G8 forte e credibile per facilitare la definizione di obiettivi internazionali anche per le economie emergenti (Cina, India, ecc), le quali nel 2030 saranno le principali produttrici di emissioni (33%), superando l'insieme di Usa e Paesi Europei (27%).
Dal G8 e dal Major Economies Forum dell'Aquila dovrebbero giungere segnali concreti in questa direzione. Il nodo del negoziato a me sembra quello del trasferimento tecnologico dai paesi industrializzati alle economie emergenti ed ai paesi in via di sviluppo per consentire una reale diffusione di fonti energetiche pulite. A questo scopo andrebbero rivolte le risorse disponibili, pubbliche e private, per sviluppare progetti quali la Carbon Capture and Storage ed un uso più efficiente e pulito del carbone che rappresentano una delle condizioni essenziali perché Paesi come Cina e India, nei quali il carbone ammonta ad una percentuale tra il 60 ed il 70% nel consumo primario di energia, possano credibilmente raggiungere, senza rinunciare allo sviluppo, gli obiettivi di riduzione delle emissioni in agenda a Copenaghen.
Sulle politiche per favorire lo sviluppo dei Paesi meno avanzati, tanto più nell'attuale crisi economica e finanziaria che colpisce duramente le economie più deboli, il G8 dovrebbe uscire dalla liturgia delle Dichiarazioni conclusive di buona volontà ed adottare un quadro di impegni effettivi e misurabili che includa gli aiuti allo sviluppo, la finalizzazione entro un anno dell'Agenda di Doha per favorire l'accesso ai mercati dei prodotti provenienti dai Paesi più poveri, il rilancio degli investimenti in Africa.
Per rendere credibile la coerenza delle politiche dei paesi industrializzati occorrono comunque più aiuti. Il Governo italiano ha disatteso tutti gli impegni assunti, riducendo drasticamente gli sforzi avviati dal Governo Prodi. Siamo passati dallo 0.22% di aiuti sul PIL inseriti nella finanziaria 2008, che ci avvicinavano alla media G8 (0.25%), all'attuale 0.14. Il non mantenimento degli impegni assunti indebolisce ulteriormente la Presidenza italiana che non appare in grado di gestire un'agenda così impegnativa.
Cambiamento climatico, povertà, nuove regole per i mercati finanziari fanno parte di una stessa questione: come si governano con un nuovo multilateralismo, più efficace ed inclusivo, e con più democrazia i processi di globalizzazione per evitare che gli squilibri economici, sociali, ambientali a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni proseguano e si approfondiscano. La nuova enciclica di Benedetto XVI ammonisce tutti a tenere conto di questo enorme rischio.
I Paesi del G8, se vogliono veramente affermare il loro interesse nazionale, dovrebbero puntare a superare i format del '900 e fare del G20 la sede centrale dove assumere impegni nei confronti di tali sfide".
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