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E’ intelligente, è tosta, è bella, ha i mezzi e le relazioni giuste e sarebbe la pupilla di Giulio Tremonti per una mission neanche troppo impossible: scalzare Maria Rita Lorenzetti o chi per lei dal trono di presidente della Regione Umbria nella prossima primavera. Una giuria di venti giornalisti l’ha eletta, nel maggio scorso, tra le tre top manager più belle d’Italia dietro ad Anna Maria Artoni e Giulia Ligresti. L’identikit corrisponde al nome di Luisa Todini, nata a Perugia il 22 ottobre del 1966, professione presidente della holding Todini Finanziaria spa e anche vicepresidente della Federazione industria europea delle costruzioni. Praticamente una istituzione del settore delle costruzioni a capo di un’azienda che è uno dei fiori all’occhiello dell’industria regionale. Il nome forte per dare l’assalto a palazzo Cesaroni potrebbe essere il suo. Per il momento, ovviamente, il suo nome è da prendere con tutte le pinze e i condizionali del caso, ufficialità non ce ne sono, ma nel Pdl regionale si fa un gran parlare di lei. In molti hanno avuto il modo di apprezzarla nei suoi numerosi interventi che, nel corso degli anni, ha fatto nella trasmissione di Rai Tre “Ballarò”. Giorni fa circolava anche il nome del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta. Il problema è che però i dipendenti pubblici sono un “partito” dal grande peso in Umbria (sono circa 90mila): un partito che non vedrebbe di buon occhio il ministro che ha collegato il suo nome alla battaglia contro i “fannulloni”. La storia politica di Luisa Todini è di quelle interessanti e all’insegna della “conversione”. Fino al 1994 la nostra era al digiuno di politica e cose affini e concentrata completamente nel suo lavoro di imprenditrice di successo. Famiglia storicamente socialista, padre estimatore di Bettino Craxi. Un padre che finì anche nel tritacarne di tangentopoli, uscendone pulito ma con quindici giorni di prigione sulle spalle e tante scuse da parte dei magistrati. Poi, appunto, la conversione per merito di Stefania Prestigiacomo, l’amica che accese in lei la passione per Silvio Berlusconi, la politica e Forza Italia. Una passione tanto forte da farle scrivere una lettera a Gianni Letta in cui chiedeva di essere inserita nelle liste per le elezioni europee che si sarebbero svolte di lì a qualche mese. Insistette e la inserirono al penultimo posto. E fu un trionfo fatto di 90mila preferenze: la prima degli eletti nella sua circoscrizione dopo Silvio Berlusconi. Il miracolo fu possibile grazie al suo impegno e alla poderosa macchina da guerra che l’azienda le aveva messo a disposizione. Cinque anni a Strasburgo, tante cose apprese, e poi il ritorno al “primo amore”, ossia il padre e l’azienda. Il tutto senza rinnegare la politica. Il resto è storia di oggi e, forse, di domani. Condividi