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TRESTINA - Assemblea sindacale stamattina alla Mella Srl di Trestina alla quale ha preso parte però il 40% circa degli aventi diritto. “Come prevedibile la partecipazione non è stata elevata – è il commento della Flai-Cgil dell'Umbria – viste le pressioni del titolare sui lavoratori e l'affissione di un cartello nei giorni scorsi che invitava i non iscritti a non lasciare il posto di lavoro”. Nel corso dell'assemblea due lavoratori sono intervenuti motivando la presa di posizione di un gruppo di dipendenti, che ha sottoscritto ieri una lettera critica nei confronti della Cgil per le posizioni prese nei giorni scorsi e chiedendo spiegazioni sul comportamento tenuto dalla Flai Cgil nei confronti della proprietà. “Noi – spiegano Vincenzo Sgalla e Sara Palazzoli, della segreteria regionale della Flai-Cgil umbra – pur rispettando le scelte dei lavoratori che, ne siamo certi, sono prese in assoluta libertà e senza condizionamenti, abbiamo ribadito le ragioni dell'azione di duro contrasto che la nostra organizzazione ha inteso portare alla proprietà di questa azienda: non siamo disponibili a rapportarci diversamente con un datore di lavoro che, oltre a tenere comportamenti palesemente antisindacali, non riassume otto lavoratrici storiche dell'azienda senza alcuna valida motivazione, se non quella che lui è il padrone e lui decide”. Le testimonianze delle lavoratrici non riassunte Laura Laurenzi, ha lavorato per la Tat (Trestina Azienda Tabacchi) per 34 anni, ed è stata in Cgil per 20 anche come delegata sindacale. Da dicembre non lavora più per l'azienda nel frattempo rilevata da Guido Mella perché alla scadenza del suo contratto a dicembre non è stata riassunta. Ora, a 50 anni d'età, difficilmente riuscirà a ritrovare un lavoro. “Io me l'aspettavo che sarei rimasta fuori – racconta la lavoratrice – perché a giugno quando l'impiegato è passato per farci firmare la nuova lettera di assunzione con la Mella, io ho protestato perché la tariffa prevista era sbagliata, 6,40 anziché 9,33 come era con la Tat. Mella aveva garantito di riassumerci alle stesse condizioni che avevamo con la Tat e invece le tariffe erano molto diverse. Per questo – continua l'operaia – ho detto che non mi stava bene e non me pento, anche se ora sono fuori. Anzi, sono fiera di essere stata cacciata, perché non sarei mai potuta restare a queste condizioni, con i diritti che non sono rispettati e un pesante arretramento rispetto al passato”. “Io non lo so perché non sono stata riassunta. Quello che so è che ho 52 anni e a 52 anni chi te lo dà un lavoro?”. Paola Pettinari era impiegata di 4° livello, iscritta alla Cgil, lavorava in azienda dall'85. Anche lei da dicembre è fuori dalla Mella, non è stata riassunta e al suo posto è stata messa un'altra lavoratrice, portata da fuori. “Io non voglio rientrare in azienda, ma voglio sapere perché sono stata cacciata – dice Paola – era naturale che venissi riassunta, ne avevo diritto, e invece ora sono disoccupata e alla mia età senza speranza di trovare un altro lavoro. Quello che mi chiedo è: perché cacciare noi per assumere altri al nostro posto?”. Anche Giovanna Zarbo non riesce a capire perché è stata allontanata dall'azienda. Lei, che oltre tutto è invalida, ha una figlia a carico e un affitto da pagare. “Sono stata abbandonata di punto in bianco come le altre – dice – sostituita senza una spiegazione. Forse perché non sono simpatica, dato che non ho mai avuto lettere di richiamo, ho sempre fatto il mio lavoro, anche più del dovuto, senza mai 'sfruttare' la mia invalidità, come avrei potuto fare. Poi mi è scaduto il contratto e ciao, senza alcuna motivazione”. Giovanna Zarbo, anche lei iscritta Cgil, è fuori dall'azienda da dicembre e per vari mesi è rimasta senza lavoro. Condividi