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ROMA - Un salto indietro di dieci anni. La crisi riporta indietro le lancette dell'orologio e gli italiani si ritroveranno nel 2010 piu' poveri di quanto non lo erano nel 2001. E' l'allarme che lancia Confcommercio per mezzo del suo Rapporto sul Terziario: se non si considerano le variazioni di popolazione residente, si legge, ''nel 2010 avremo un prodotto lordo pro-capite inferiore a quello del 2001: in breve, avremo perso dieci anni di crescita economica''. E non va certo meglio sul fronte dei consumi, dal quale invece, complice una costante frenata dell'inflazione, in molti si aspettavano una possibile spinta all'economia. ''Perdura e si approfondisce la tendenza negativa della spesa reale per consumi durante il 2009'', spiega Confcommercio, che prevede una contrazione dell'1,4% per l'anno in corso, dopo il calo dello 0,9% del 2008. Solo nel 2010, spiega Confcommercio, ci sara' ''una reazione relativamente vivace, per gli standard italiani (+0,4%), cui sarebbe assegnata la concreta possibilita' di uscita dalla recessione''. Le maggiori preoccupazioni arrivano pero' sul fronte del Pil. La previsione per il 2009 e' di un -3,9% ma, avverte Confcommercio, sono possibili nuove revisioni al ribasso. Quello che e' certo e' che l'effetto trascinamento sul 2010 sara' ''nullo''. In altre parole, ''l'Italia, con le sue banche meno esposte ai titoli tossici e il suo stato sociale e solidale che non lascia indietro nessuno, con le sue famiglie poco indebitate'', alla fine della crisi si posizionera' ''peggio dei Paesi responsabili della finanza creativa e dei titoli tossici. Peggio dei Paesi dei consumi a debito e di quelli delle bolle immobiliari, stile Spagna''. A sostegno, l'organizzazione cita i dati del rapporto di previsione di Prometeia dell'aprile scorso, secondo il quale, ''fatto 100 il Pil di ciascun Paese nel 2007, nel 2010 gli Usa si collocheranno a 98,2, il Regno Unito a 95,6 e la Spagna a 98''. Mentre l'Italia si fermera' solo a 94,8. ''Oggi tira una brutta aria'', sottolinea Confcommercio, ma il ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, non ci sta: ''in Italia non si percepisce crisi sociale. Checche' ne dicano la Cei e Bagnasco, l'economia e' una cosa, la Chiesa e' un'altra''. Dura la replica di Federconsumatori, secondo i quali ''ancora una volta Brunetta dalla sua residenza marziana sparge odiose bugie, soprattutto per le famiglie di lavoratori e di pensionati''. Condividi