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di Eugenio Pierucci Le cronache di queste giornate post elettorali ci parlano di una Catiuscia Marini infuriata di brutto. Era entrata nel Parlamento europeo di recente, grazie ad una serie di defezioni che l'hanno progressivamente avvantaggiata e, una volta assaggiate le dolcezze della super assemblea continentale ci aveva fatto più di un pensierino sulla riconferma, se non che, malgrado il tanto da fare che si è data, le cose non sono andate come sperava perché le oltre 63 mila preferenze guadagnate, andandole a pescare anche nel Lazio e in Toscana, non gli sono bastate per staccare il biglietto per Bruxelles. Di questo la Catiuscia non sa darci pace ed ha quindi preso a sparare raffiche di fila, come la micidiale arma che decimò le truppe hitleriane della quale porta immeritatamente il nome. Raffiche indirizzate prevalentemente sui suoi compagni di partito: sulla segretaria regionale Bruscolotti ed ancor più su quello provinciale, Stramaccioni, entrambi colpevoli di non averla sostenuta a dovere. E' vero, la Catiuscia ha preso questa volta in Umbria un numero considerevolmente minore di preferenze rispetto a quelle che ebbe nel 2004, ma questo fatto di per sè giustifica tante furia? A nostro parere no, visto che le preferenze che ha ottenuto in questa circostanza vanno rapportate ai voti che sono andati al suo partito, il Pd, che rispetto al 2004, quando era ancora Ulivo, le ha prese di brutto, tanto che è stato scavalcato dal Pdl divenuto il primo partito della regione. Perciò la bellicosa ex prima cittadina di Todi non poteva obiettivamente attendersi lo stesso risultato di cinque anni fa. Per di più la Catiuscia ci ha messo anche del suo, non brillando soprattutto in casa propria. E ci spieghiamo meglio facendo ricorso ad alcuni semplici e inconfutabili numeri . Nella provincia di Perugia, tanto per fare un esempio, la Marini aveva ottenuto, nel 2009, 32.282 preferenze che sono scese domenica scorsa a 28.405. Un calo, come abbiamo calcolato di oltre il 12%, roba certo non da poco, ma c'è di molto peggio. Infatti, nella sua Todi, dove nel 2004 aveva ottenuto 3.459 preferenze, ora è scesa a 2.673 ed in questo caso il calo è stato di oltre il 31%. Ovvero ben più del doppio rispetto al dato provinciale. Non è quindi pensabile che in virtù di questo pessimo risultato i notabili locali del PD possano seriamente pretendere una candidatura della Marini alla presidenza della Regione il prossimo anno, anche perché questo avvilente risultato sembra dare ragione a quanti, e a Todi non sono pochi, attribuiscono soprattutto alla sua non brillante prova da sindaco al secondo mandato il fatto che il controllo di quell'amministrazione comunale sia finito al centro destra. Sembra, insomma, che abbiano buon gioco al momento i maligni che, facendo gli scongiuri, ripetono insistentemente: "La Marini? La vota chi non la conosce". Condividi