di
Eugenio Pierucci
Scavando più profondamente nel quadro delineato concisamente da Nicola Bossi sul voto amministrativo umbro e chiusa la partita per le due Province, andate entrambe al centrosinistra con l'identico punteggio di 53% contro 36%, come egli ha detto, ci corre l'obbligo di fare una prima considerazione, ovvero che ciò vuole anche dire che il Pd è tornato ad essere il primo partito umbro, dopo che per le Europee era stato invece sopravanzato dal Pdl.
A nostro parere, infatti il dato provinciale conta di più di quello europeo per il maggior numero dei cittadini che hanno preso parte al voto.
Altre considerazioni ci corre l'obbligo di fare anche riguardo al fatto che ci sono ancora da giocare i secondi tempi per la maggior parte dei Comuni umbri al di sopra dei 15.000 abitanti (gli scontri erano in tutti 9, 7 in provincia di Perugia e 2 in quella di Terni), visto che solo 3 di questi sono stati chiusi nel primo tempo, tutti nel perugino, a partire dal capoluogo dove Boccali si è imposto su Sbrenna con un 52,93% contro il 37,74% del suo avversario. Nel duello fra i due maggiori contendenti non è riuscito ad inserirsi efficacemente nessun altro candidato, neppure Carla Spagnoli che risultà così essere stata sopravalutata nelle stime precedenti il voto.
Gli altri due palazzi comunali assegnati sono, come è stato detto, quelli di Foligno, dove Mismetti (52,63%) ha lasciato Mantucci (centrodestra) ad un mortificante 29,73%, e Corciano, dove l'affermazione di Nadia Ginetti è stata ancora più netta (61,29%) sul suo rivale Cappannini (36,51%).
Negli altri 6 comuni dove si dovrà tornare alle urne fra quindici giorni le situazioni sono diverse e converrà esaminarle una ad una.
Cominciamo da
Bastia Umbra dove la situazione è particolarmente complicata per il centro sinistra (ma non del tutto compromessa come vedremo) dato che il suo candidato, Antonio Criscuolo (43,91%), insegue Stefano Ansideri del centrodestra (47,69%. I due dovranno darsi dunque da fare non solo per riconfermare i voti avuti al primo turno, ma anche per guadagnarne altri così da tagliare vittoriosi in fatidico traguardo del 50%.
In questo senso Criscuolo appare teoricamente avvantaggiato dal fatto che nel centrosinistra c'è una discreta riserva di voti che potrebbero tornargli utili: quelli rimediati al primo turno dalla Aristei (5,94%) e da Mascio (1,06%). Tutto sta se saprà ristabilire un accettabile rapporto politico con i due e, soprattutto, con le liste che li hanno sostenuti.
Meno drammatico, ma non certo meno intenso, il confronto che si profila per
Marsciano, visto che in questo caso lo scontro è tutto interno al centro sinistra fra Todini (Pd e altri) e Ranieri (principale sponsor Rifondazione Comunista). Todini parte in forte vantaggio (45,33%) su Ranieri (25,11), ma quest'ultimo e uomo in grado di attirare consensi anche al di fuori della sua area, e la dimostrazione di ciò sta nel fatto che il ballottaggio se lo è guadagnato proprio per questa sua caratteristica visto che la percentuale ottenuta dalla coalizione che lo sostiene (21,01%) si trova 4 punti al di sotto rispetto alla sua. Si deve proprio a ciò, dunque, se alla fine è riuscito a fare fuori il candidato di centrodestra, Boccioni, che al contrario ha ottenuto un numero di preferenze inferiore a quello dei partiti di riferimento (24,85% anziché 25,17%) come del resto anche Todini.
Quindi mai dire mai.
Terzo scontro a
Spoleto. Qui Benedetti conta in partenza sul 46,92% dei suffragi, mentre il suo contendente di centrodestra, Loretoni, parte dal 38,10%.
In questo caso, però, riserve più o meno certe di voti non ve ne sono per nessuno dei due e a Benedetti rimane soprattutto il conforto del buon vantaggio iniziale che per il suo rivale non sarà facile colmare se al secondo turno non si verificheranno vistosi cali di affuenza al voto.
La provincia di Perugia chiude con il caso
Gualdo Tadino. Caso perché il sindaco uscente di centrosinistra Scassellati non solo è dietro, sia pure di pochissimo, al candidato di centrodestra Morroni (34,32% contro 34,03%), ma anche perché per entrambi la soglia del 50% appare lontana.
A decidere per tutti potrebbe dunque essere il terzo candidato forte, Sandra Monacelli (Udc), che è restata esclusa dal ballottaggio pur avendo riportato il 28,16% dei suffragi. Cosa deciderà di fare la Monacelli? Darà indicazioni di voto a favore di Morroni oppure di Scassellati? E se decidesse in favore del primo, quanti dei suoi elettori la seguirebbero, visto che in coalizione con lei c'era anche l'Idv che qualora corresse in qppoggio di un berlusconiano rinnegherebbe ogni sua caratteristica?. Staremo dunque a vedere.
Passando al ternano i ballottaggi sono due: quello per il Comune capoluogo e quello di Orvieto.
A
Terni il candidato di centrosinistra Di Girolamo si è fermato al primo turno al 49,42%, vale a dire ad un soffio dalla maggioranza che gli avrebbe evitato l'ulteriore sofferenza del ballottaggio. Questo perché, come è stato spiegato, non è riuscito ad uguagliare il 51,57% della sua coalizione che si è così già guadagnata la maggioranza dei seggi in consiglio comunale.
Se al ballottaggio Di Girolamo dovessere soccombere nei confronti del candidato si centrodestra Baldassarre (37,13% al primo turno) si ripeterebbe per Terni l'incubo dell'anatra zoppa di ciaurriana memoria.. Cosa da evitare assolutamente.
Anche in questo caso la riserva principale di voti dalla quale attingere è stata messa da parte da un candidato Udc. Si tratta in questo caso di Enrico Melasecche che si è però fermato ad un 5,44% il che fa anche di lui un candidato alla viglia del voto fortemente sovrastimato rispetto alla realtà. Quindi, anche ammesso e non concesso che l'intero pacchetto di voti di Melasecche si trasferisse pari pari su Baldassarre, questo travaso non permetterebbe comunque al professore di colmare il divario che lo separa da Di Girolamo. Pedr poterlo fare sarebbe perciò costretto a spremere anche tutte le altre liste minori.
Percentuale di voti ancora minore a
Orvieto per la candidata di centrosinistra Loriana Stella che al primo turno si è fermata al 48,57%. Anche lei, come e più di Di Girolamo a Terni, non è riuscita, causa anche le spaccature prodotte da una accesa disputa nel Pd alle primarie, l'impresa di eguagliare le liste di riferimento che con il 54,34% si sono ugualmente assicurate la maggioranza dei seggi in consiglio comunale. Per arrivare al 50% al secondo tuno alla Stella, che dovrà vedersela con Antonio Concina (42,74%), potrebbe dunque bastare un recupero in questo senso. Inoltre avrebbe ancora a disposizione la cospicua riserva di voti messa su da un altro candidato di centro sinistra: Carlo Tonelli (8,66%) che era sostenuto tra gli altri dal Pdci e che ci si augura non faccia mancare al secondo turno il suo sostegno a Loriana Stella..
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