Così Lorenzo Carletti in un post su Facebook 

Il Presidente della Ternana invece che pizzicare le sensibilità politiche del proprio allenatore, Cristiano Lucarelli, dovrebbe conoscere e riconoscere che tali profonde affinità sono incise nella storia di Terni e nel suo profondo legame con la Ternana, con lo stadio "Libero Liberati", la curva, i murales della Brigata "Pablo Neruda", che lui stesso ha contribuito a restaurare, magari approfondendo meglio cosa è stato il movimento ultras a Terni e cosa hanno rappresentato i Freak Brothers. 

In un calcio moderno, che ormai è plasticamente appiattito dalle logiche di potere e finanziarie, depredato del suo valore più profondo e popolare, andrebbe invece studiato quanto significato si sia sviluppato intorno e dentro al movimento ultras, specie nella nostra città. Un movimento dove il popolo fa dell'impegno nel sostenere la propria squadra di calcio un forte tratto distintivo, che guarda allo stadio come spazio di significazione, legato a processi costruttivi di soggettività individuali e collettive, che in esso trovano realizzazione e rappresentazione. 

Identità, tradizione e passione quindi, che dovrebbero essere preservati e rispettati. 

Fatta questa premessa, il Presidente della Ternana dovrebbe invece incazzarsi con i rappresentanti della “propria” sponda, quelli che (mal)governano la città e sopratutto la regione. I primi, troppo impacciati e deboli per alzare la voce nelle stanze del potere e difendere le prerogative dell’Umbra meridionale, ed i secondi come sempre impegnati a strozzare il territorio, sottraendo possibilità di sviluppo, in un rapporto di forza a due velocità. 

La cosa più drammatica è la totale assenza di programmazione e di visione per una città che deve uscire dal suo provincialismo, differenziare le linee di sviluppo, immaginare un futuro di riscatto dalla attuale condizione di stagnazione e subalternità. 

In questo deserto di idee, la presenza di un attore economico che pone la propria disponibilità ad investire è un elemento che non può essere sottovalutato. 
Il ruolo della politica deve essere quello di riuscire a garantire un equilibrio di interessi che favorisca lo sviluppo del territorio senza svendere i propri asset. 

In questo senso anche il tema del nuovo stadio può essere una possibilità se progettato non al posto del "Libero Liberati". 
Quest'ultimo può e deve continuare ad essere l’impianto cittadino nel quale si ospitano eventi anche diversi dal calcio, sia sportivi che ricreativi. 
Mentre la Ternana può immaginare uno stadio di proprietà, corredato di nuovi servizi che siano volano di sviluppo in aree cittadine adatte ad ospitarlo ed integrarlo con il contesto. 

Se il Presidente della Ternana vuole davvero investire su Terni e creare posti di lavoro, ci sono una infinità di spazi e possibilità a disposizione. 

La salute delle persone non è una merce sulla quale fare profitti. Essa deve essere tutelata e garantita dallo Stato in maniera gratuita a tutti, attraverso il Sistema Sociosanitario Pubblico Nazionale.
L’Umbria ha una tradizione eccellente di sanità, progressivamente distrutta da classi politiche che hanno fatto Cartagine di quel modello che ci rendeva attrattivi. Questo è il tema per cui i ternani dovrebbero indignarsi e mobilitarsi, non chiedere al soggetto privato di fare ciò che lo Stato dovrebbe fare con le tasse dei cittadini. 

Il tema strategico, sul quale investitore e territorio potrebbero concordare, potrebbe essere quello di ridare senso e prospettiva al carattere universitario della nostra città.
Contribuire a ridefinire il sogno di Terni città Universitaria, collegare la realtà Unicusano alla città attraverso la creazione di centri studi e di ricerca, magari anche di un Campus universitario, progetto ambizioso rimasto da sempre lettera morta. 

Mentre la città discute, divisa in sterili tifoserie ideologiche, rischiamo di rimanere fermi o peggio di perdere elementi importanti di servizio pubblico. Serve una risposta di interesse e partecipazione da parte di tutte le forze vive, serve uno sforzo per la città, perché il suo futuro sviluppo non rimanga oggetto di contesa solo tra cerchie politiche ed imprenditoriali, ma patrimonio collettivo in cui la comunità partecipa, non si distacca. 

Il fatto che sia un imprenditore privato ad avanzare proposte per nuovi modelli di sviluppo del territorio, ad individuare gli asset strategici e gli investimenti per determinare occupazione ad alta specializzazione, condivisibile o meno che sia il progetto, contribuisce a certificare la lenta inerzia di una classe politica cittadina che non sa come dar corpo alla ripartenza economica, che non ha un idea di futuro ed una rinnovata visione d’intervento. 

E questi erano quelli del “cambiamento”.

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