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GUBBIO - “La parola e l’Essere” è il primo di una serie di incontri di riflessione, promosso da Prep Procacci con il patrocinio del Comune di Gubbio. L’appuntamento è per venerdì 12 giugno alle ore 21 al Centro Servizi S. Spirito e la finalità è quella di sviluppare una riflessione su interrogativi che orientino la conoscenza e la comprensione del mondo d’oggi. A porsi per primi in relazione interpretativa verso l'altro saranno due illustri filosofi italiani, Sergio Givone (nella foto) e Salvatore Natoli, coordinati da un altro filosofo, Raffaele Milani dell’Università di Bologna. Alla base degli incontri sta quel principio di dialogicità, fondamento di ogni autentica comunicazione. Si "mette in comune qualcosa" quando ci si sente in un territorio comune; si ha qualcosa da dire quando si ha davanti qualcuno a cui dire. Riflessioni sulla condotta degli uomini, su aspetti dei valori morali riconosciuti dalla società, verranno incrociati ad altre sulla natura umana dal punto di vista di una lingua capace di svelare sensi nascosti nel vivere e nell'operare. La parola si fa dunque strumento di conoscenza del mondo e di relazione intersoggettiva, ma si lega anche ai testi attraverso le culture. Verranno discussi, tra gli orizzonti dell'etica e dell'ermeneutica, temi presenti nei ‘Pensieri’ di Blaise Pascal e nello ‘Zibaldone’ di Giacomo Leopardi. Givone, allievo di Luigi Pareyson, la cui riflessione estetica post-crociana è stata determinante nella formazione del pensiero di filosofi come Umberto Eco e Giovanni Vattimo, è oggi ordinario di Estetica alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze. Autore di importanti saggi ospitati su riviste italiane e straniere, ha scritto testi decisivi per lo studio della filosofia e dell’estetica. Collaboratore de “La Repubblica”, nel 1998 ha esordito nella narrativa con il romanzo, pubblicato da Einaudi, “Favola delle cose ultime”. Natoli, laureato in Storia della Filosofia alla Cattolica di Milano, è professore ordinario di Teoretica alla Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Milano Bicocca. Movendo dalla ripresa di alcuni elementi del pensiero greco, a cominciare dall'esperienza del «dolore», si è fatto propugnatore di un'etica che si definisce in contrapposizione alla tradizione cristiana, perché considera possibile per l'uomo, pur nella sua limitatezza e finitezza, il raggiungimento della felicità terrena. Un "neopaganesimo", come è stato definito, recentemente approfondito nei suoi rapporti con il linguaggio, pure in direzione di un recupero e di una meditazione sul senso delle parole antiche. Collaboratore di molte riviste – da "Prospettive Settanta" a "Leggere", da "Il Centauro" a "Religione e Società" – è autore di importanti opere filosofiche, tra cui “La felicità di questa vita. Esperienza del mondo e stagioni dell'esistenza”, “La salvezza senza fede”. Condividi