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PERUGIA - “Mettere in atto tutte le iniziative per arginare la morìa delle api, un fenomeno che rischia di compromettere una delle produzioni tipiche della nostra regione e di mettere a rischio anche in Umbria il delicato equilibrio di tutto il nostro ecosistema”. Così il capogruppo dei Verdi e Civici Oliviero Dottorini che, in relazione a questa preoccupante situazione emersa dai dati pubblicati dall' Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (Apat), ha presentato un’interrogazione all’assessore all’Agricoltura Carlo Liviantoni. “Sono già 200 mila gli alveari persi in tutta Italia – fa sapere - e la moria di api è in continua espansione, con una perdita economica, solo nel 2007, pari a circa 250 milioni di euro per la mancata impollinazione di piante”. Per Dottorini “è a rischio il delicato equilibrio di tutto l'ecosistema che coinvolge, purtroppo, anche la nostra regione. E' una emergenza ambientale – osserva - che non dobbiamo sottovalutare, ma che deve farci riflettere ed agire senza esitazioni. L'ape è un importante bioindicatore e ai primi sintomi che qualcosa non va nell’ambiente, muore. Fenomeni come la varroasi, - spiega - la peste americana e la nosemiasi hanno destabilizzato i corpi alveari e la concomitanza di fattori come l’inquinamento ha seriamente compromesso intere colonie, mettendo a rischio l’equilibrio ambientale”. “Le api, infatti, - aggiunge - sono le principali artefici dell'impollinazione di molte specie di piante e, se questa tendenza dovesse confermarsi, a rischio sarebbero gran parte delle produzioni agricole. Pertanto – sottolinea - occorre agire subito e mettere in atto misure concrete che invertano questa tendenza, a iniziare dalla messa al bando dei pesticidi. All’assessore Liviantoni, l’esponente del Sole che Ride chiede “di conoscere le dimensioni del fenomeno in Umbria e di sapere quali misure intende mettere in atto la Giunta regionale per rispondere a questa emergenza. Sull’alto tasso di mortalità – denuncia - pesano i cambiamenti climatici, la disponibilità e la qualità del pascolo, dell’acqua e l’insalubrità del territorio, ma la drastica diminuzione della specie va in gran parte attribuita alla diffusione di alcuni fitofarmaci sistemici nell’agricoltura contenenti molecole neonicotinoidi”. “E’ necessario attivarsi – dice - per l’immediata sospensione dei preparati contenenti neonicotinoidi (insetticidi) in agricoltura e predisporre rapidamente tutte le procedure per rivedere l’autorizzazione dei principi attivi che non si limitino allo studio degli effetti immediati, ma nel medio e lungo periodo per tutto l’insieme delle forme viventi. L'uso indiscriminato di fitofarmaci infatti – spiega - non fa male soltanto alle api, ma all’ambiente e a molte altre forme viventi, compreso l'uomo”. Dottorini fa anche sapere che “in Umbria ci sono oltre 33 mila alveari ìgestiti da mille 633 apicoltori stanziali soprattutto hobbistici e semiprofessionali con una particolare vocazione territoriale lungo tutta la dorsale appenninica e nel comprensorio del Trasimeno. Due società cooperative apistiche riuniscono circa 260 soci che gestiscono complessivamente circa 8mila alveari”. “Gli apicoltori umbri – spiega il presidente della commissione consiliare Bilancio e Affari istituzionali - hanno sempre garantito, anche grazie alle politiche regionali e alla legge 24 del 2002, un’ottima qualità del prodotto che occorre tutelare anche per il futuro. Per questo – conclude - chiediamo di conoscere quali misure sono state messe in campo per difendere il patrimonio umbro e se non sia indispensabile mettere in atto misure straordinarie quali un’assistenza tecnica capillare verso i produttori e l'emissione di specifiche ordinanze per vietare l'uso di pesticidi o fitofarmaci almeno nelle vicinanze degli alveari. Tutto ciò, al fine di salvaguardare gli ecosistemi, garantendo così anche produzioni biologiche sane e di qualità”. Condividi