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Amnesty International, l'organizzazione per la salvaguardia dei diritti umani, Nobel per la pace nel 1977, torna a puntare il dito contro i Paesi che compongo il G20, quelli che hanno le economie più forti e che, anziché essere d'esempio, ancora una volta non sono stati capaci di indicare la direzione giusta per affrontare la crisi perché come al solito hanno pensato più al profitto dei pochi che ai diritti dei molti. "Negli ultimi due decenni, lo stato ha fatto un passo indietro rispetto ai propri obblighi in materia di diritti umani (se non li ha addirittura rinnegati) in favore del mercato - scrive nell'introduzione al Rapporto annuale 2009 Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International - nella convinzione che la crescita economica avrebbe imbarcato tutti a bordo". Per Irene Khan non è ancora possibile, nonostante i dati del 2008 contenuti nel rapporto siano allarmanti, stabilire quale sarà l'impatto complessivo della dissolutezza di questi ultimi anni, ma "è chiaro che il costo e le conseguenze della crisi economica gettano un'ombra minacciosa sui diritti umani". I governi hanno tagliato le risorse per le politiche sociali, accrescendo disuguaglianza e insicurezza e l'aumento della disoccupazione ha reso ancora più drammatica la situazione dei migranti, accolti da razzismo e xenofobia. "Dietro alla crisi economica si cela un'esplosiva crisi dei diritti umani" - ha dichiarato Christine Weise, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International - La recessione ha aggravato le violazioni dei diritti umani, distolto l'attenzione da esse e creato nuovi problemi. Prima, i diritti umani erano messi in secondo piano in nome della sicurezza, ora in nome della crisi economica". Il caso italiano. Per Amnesty International in Italia i diritti e l'incolumità di migranti e richiedenti asilo sono a rischio e i Rom sono oggetto di discriminazione e razzismo. Sebbene il rapporto annuale si riferisca ai dati del 2008, la scheda sul nostro Paese denuncia i respingimenti di migranti del mese scorso. "Venendo meno a una politica che le ha viste spendersi per la salvezza di vite umane nel Mediterraneo - accusa Amnesty - nel 2009 le istituzioni italiane hanno mancato ai principi fondamentali dei diritti umani mentre esercitavano le proprie funzioni in mare". In particolare, Amnesty sottolinea come alcune norme, se approvate, possano "produrre un'allarmante conseguenza sui diritti umani dei migranti irregolari. Costretti dalla minaccia incombente di una denuncia da parte di ogni pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, essi sarebbero indotti a sottrarsi dall'incontro con ogni tipo di istituzione e ufficio pubblico, tenendosi alla larga da ospedali, scuole, uffici comunali, con immaginabili conseguenze sul diritto alla salute, all'istruzione per i figli, alla registrazione dei nuovi nati". Condividi