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di Eugenio Pierucci Qualcuno avrà notato un evidente cambiamento di strategia nella comunicazione del cavalier Berlusconi verso i terremotati d’Abruzzo: da un po’ di giorni ha abbandonato le sue parate all’Aquila sempre tradottesi in un bagno di folla, preferendo a questa fatica rifugiarsi nel clima ovattato ed amichevole di “Porta a Porta”. Il premier degli italiani è famoso per il suo fiuto ed ha certamente annusato che l’aria d’Abruzzo non spira più tanto a suo favore, per cui, ad evitare qualsiasi brutta sorpresa, meglio rifugiarsi dal fido Vespa, quanto mai disponibile a fungere da amplificatore delle sue mirabolanti sparate. E’vero, il clima che si respira fra il popolo delle tende è mutato e questo perché, resi noti i contenuti del decreto varato dal consiglio dei ministri il 23 aprile, in tanti si sono muniti di calcolatrice e si sono messi a fare i conti. Si sono così accorti di una infinità di trucchi escogitati alle loro spalle con somme che erano svanivano suibito doopo che erano state annunciate, tanto da far guadagnare a quel provvedimento che avrebbe diocuto essere un autentico “toccasana” per le ferite inferte dal sisma, l’assai meno nobile appellativo di “decreto abracadabra”. Ma vediamo i principali artifizi contabili studiati dal duo Berluscono-Tremonti. Partiamo dai famosi 8 miliardi per la ricostruzione stanziati dal famigerato decreto 39, dei quali 1,5 per le spese correnti e 6,5 in conto capitale. Leggendo il decreto appare però una prima incongruenza poiché in effetti i miliardi promessi si riducono a 5,8 e per di più questa somma viene spalmata tra quest’anno e il 2032, vale a dire nell’arco di ben 23 anni. Di questi fondi, 1,152 miliardi sarebbero disponibili quest'anno, 539 milioni nel 2010, 331 nel 2011, 468 nel 2012, e via decrescendo, con pochi spiccioli, fino al termine del 2032 che è stato stabilito. Ora, di fronte a questa evidenza, ci si chiede come si possa parlare di “ricostruzione rapida”. Ma non finisce qui perché c’è da domandarsi quanto sia reale anche la somma dei 5,8 miliardi che resta. Infatti, poiché Berlusconi e Tremonti erano ben determinati ad affermare la loro bravura, cosa che aveva consentito loro di trovare le risorse necessaria all’Abruzzo per risollevarsi “senza mettere le mani nelle tasche degli italiani” ruicorrendo, magari, ad una “tassa di scopo”, come si fece, per esempio, per l’alluvione del Piemonte (ma forse il paziente e tenace popolo abruzzese non era degno di altrettante considerazione?), i due si sono messi a “giocare” con le cifre, assicurandoci che la questione si sarebbe potuta benissimo risolvere “spostando i fondi da una voce all'altra del bilancio". E “giocare” è proprio il termine giusto, visto che al lotto e alle lotterie è in parte consistente affidato il compito di provvedere. La ricostruzione d’Abruzzo si è perciò trasformata, è,il caso di dirlo, in un terno al lotto, nel senso che solo a condizione che escano tutti i numeri giusti si potrà forse sciogliere il bandolo della matassa. 500 milioni di fondi dovranno arrivare, entro 60 giorni dal varo del decreto, dall'indizione di "nuove lotterie ad estrazione istantanea", "ulteriori modalità di gioco del Lotto", nuove forme di "scommesse a distanza a quota fissa". “E così via, giocando sulla pelle dei terremotati”, scrive giustamente oggi, su Repubblica, Massimo Giannini” che ci informa anche sulle perplessità nutrite al riguardo dagli esperti del Servizio Studi del Senato: "La previsione di una crescita del volume di entrate per l'anno in corso identica (500 milioni di euro) a quella prevista a regime per gli anni successivi - si legge nella relazione tecnica al decreto - potrebbe risultare in qualche modo problematica". Altro grosso interrogativo trova poi giustificazione nel fatto che risorse valutate fra i 2 e i 4 miliardi di euro dovrebbero venire dal Fas, Fondo per le aree sottoutilizzate. Una sorta di fontana dei miracoli, visto che dalla Finanziaria in poi il governo ha cominciato a pompare quattrini per far fronte ad ogni emergenza e c’è perciò da domandarsi quale sia la sua reale consistenza. Siamo in sostanza di fronte ad un vero e proprio festival della indeterminatezza che si completa coerentemente con la solita frase ad effetto cara ai governi italiani degli ultimi decenni, ovvero: ciò che manca verrà reperito con le "maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, anche internazionale, derivanti da futuri provvedimenti legislativi". E, come è facile comprendere, ci troviamo di fronte ad un altro impegno “scritto sull’acqua”, come nota sempre Giannini, perciò tutt’altro che certo. Ma altre brutte sorprese per le popolazioni d’Abruzzo le troviamo anche in altre parti del decreto. Prendiamo ad esempio l'impegno solennemente confermato da Berlusconi nel salotto di Vespa sulla edificazione delle case provvisorie, quelle stravagantemente definite nel decreto "a durevole utilizzazione", il che costituisce una evidente contraddizione di termini. Dovrebbero garantire, prima del prossimo inverno (entro ottobre, ha assicurato il cavaliere), un tetto sicuro ad almeno 13 mila famiglie, per un corrispettivo di 73 mila senza casa attualmente accampati nelle tendopoli. Poi si scopre che i fondi previsti per questi alloggi ammonterebbero a circa 700 milioni, solo 400 dei quali risultano però spendibili quest'anno ed il rimanente l'anno prossimo. Un altro mistero da sciogliere. Infine, la questione più allarmante di tutte che attiene alla ricostruzione delle case distrutte. In merito il governo ha annunciato "un contributo pubblico fino a 150 mila euro (80 mila per la ristrutturazione di immobili già esistenti), a condizione che le opere siano realizzate nel rispetto della normativa antisismica". Basterà – hanno assicurato - presentare le fatture relative all'opera da realizzare, e a tutto il resto penserà Fintecna, società pubblica controllata dal Tesoro, che regolerà i rapporti con le banche. Un’altra trovata di Berlusconi per accentrare su Bertolaso l’intera opera di ricostruzione, facendo fuori interamente le istituzioni locali ed i Comuni soprattutto. Se non che nel “decreto abracadabra” questi soldi non figurano e compaiono solo dalle schede tecniche che accompagnano il provvedimento. Ma non è tutto, perché in effetti il contributo statale sarà solo di 50 mila euro ed altrettanti verranno concessi sotto forma di credito d'imposta, per cui si tratta di un risparmio su eventuali somme da versare in futuro all’erario, e non, quindi, di denaro subito spendibile da parte di chi ne ha bisogno. E chi non avesse in futuro la possibilità di farsi scontare questa somma? Mistero. Vuol forse dire che di questa misura beneficeranno alla prova dei fatti solo i più abbienti? Restano dalla somma annunciata dal governo 50 mila euro, e qui si casca proprio nel ridicolo. E sì, perché per questo importo i cittadini che vogliono ricostruire la loro abitazione dovranno arrangiarsi da soli, accendendo un mutuo agevolato con qualche banca. Mutuo che, per quanto “agevolato”, toccherà poi loro rimborsare e, poiché anche questa somma non è sufficiente, potranno farci conto solo quanti hanno da parte altri risparmi. Tutto questo perché non si sono volute ficcare le mani nelle tasche dei contribuenti, neppure in quelle dei più ricchi. Che i terremotati d’Abruzzo si arrangino, dunque, perchè al contrario di quanto è avvenuto per il Friuli, per l’Umbria, per le Marche e per l’Irpinia, non avranno nessuna casa ricostruita con contributi interamente a fondo perduto, per loro è stato fissato il limite dei 150 mila euro e alle condizioni che abbiano appena descritto. Condividi