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PERUGIA - L’Associazione Consumatori Utenti (ACU), facendosi parte attiva e rappresentativa di molti cittadini e operatori che reclamano una sanità più vicina e adeguata ai bisogni di salute della collettività, ravvisa una sostanziale chiusura del nuovo Piano Sanitario regionale alla partecipazione effettiva, perché il testo attuale non va oltre le tradizionali, deboli previsioni di ruoli consultivi, necessari ma non sufficienti a scalfire i problemi della sanità umbra: approccio verticistico all’uso delle risorse, dilagante uso privato del pubblico, mancanza di valutazione sulla efficacia degli interventi per i bisogni del cittadino. “Abbiamo dovuto rilevare – dichiara il dr. Carlo Romagnoli, a nome dell’ACU, dipartimento Sanità - che la Giunta vorrebbe una sanità senza partecipazione, come dimostra il fatto che nel testo inviato al Consiglio regionale di questa parola non c’era traccia. Invece – incalza Romagnoli - ”secondo noi, vista la responsabilità dei modelli privati di gestione nella attuale crisi globale (ambientale, economica, di qualità della vita), occorre superare la applicazione che di tali logiche è stata fatta anche nella sanità, perché da luogo a scelte insensate sul piano assistenziale, difficili da modificare per lo strapotere dei direttori generali e dei professionisti e mai sottoposte a valutazioni serie e condivise. Così non funziona: occorre che la sanità sia gestita come un bene comune e che le scelte su come usare le risorse, evitare che i servizi siano devastati dalle attività private dei medici, e come valutarne i risultati, siano scelte aperte alla più ampia partecipazione”. Purtroppo l’emendamento al Piano sanitario proposto dall’ACU Sanità e da altre associazioni di consumatori tramite i Verdi, è stato pesantemente tagliato e sono stati espunti tutti i riferimenti al concetto di bene comune ed alle azioni necessari per renderne effettiva l’applicazione. Ma cosi facendo sarà sempre più difficile contrastare le scellerata corsa verso la privatizzazione voluta dal Ministro Sacconi, che, oltre che anacronistica visto come è andata a finire con le banche e l’ambiente, produce ulteriori disuguaglianze, negando nei fatti l’universalità del diritto alla salute. L’ACU, ricercando il massimo di sinergie con altre associazioni sensibili a queste problematiche, si propone di continuare una azione di sensibilizzazione e mobilitazione per migliorare le gravi lacune del nuovo Piano sanitario, tramite una partecipazione di nuova qualità che intercetti bisogni e aspettative dei cittadini, nella convinzione che collocare la Sanità tra i beni comuni gestiti graie alla cooperazione di tutti, sia una proposta giusta in sé e un modello di nuova gestione fondamentale per uscire in avanti dalla crisi attuale. Condividi