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CITTA' DI CASTELLO - Tra le iniziative collaterali de “L’arte è mobile” un particolare interesse sta riscontrando la mostra degli orefici tifernati, allestita nella Sala degli specchi di Palazzo Bufalini. Organizzata con la collaborazione tecnica di Confartigianato, in particolare del suo neodirettore Riccardo Volpi, l’esposizione propone in eleganti teche rivestire di velluto rosso la produzione di otto laboratori locali: Paradisi, Luca Rubini, Ermanno Conti, Sergio Bartoccioni, Fabio Brizzi, Marco Dominici, Diego Pincardini, Alessio Burzigotti. La tradizione orafa di Città di Castello ha bruciato i tempi e nell’arco di due generazione è riuscita a conquistarsi un blasone di tutto rispetto. Ma non è questo il solo primato di cui gli artigiani tifernati possono fregiarsi, presentando la loro produzione, perché rappresentano, pur in un momento di forte contrazione per il comparto, uno dei centri ad più alta concentrazione di laboratori e punti commerciali. “L’arte è mobile” torna ad ospitare l’oreficeria estrosa e giovane, peculiare dello stile locale, premiando la funzione formativa che gli operatori stanno svolgendo nell’ambito del corso specialistico attivato presso il Centro di formazione “G.O. Bufalini”, che accoglie l’esposizione “Bello come l’oro” e la possibilità di osservare dal vivo l’antica scienza di lavorare i metalli preziosi. Pur rivendicato le origini etrusche della loro disciplina, gli orafi di Città di Castello sottolineano l’apporto originale di ogni orefice nel definire linee e modelli, seguendo canoni tradizionali o le contaminazioni di materiali e forme, proprie delle ultime tendenze. Di questa molteplice gamma la mostra offre saggi e variazioni, spaziando dall’oreficeria classica con pietre preziose a pezzi di valenza artistica, per testimoniare l’evoluzione di un’arte in cui la tecnologia è entrata a piccoli passi, lasciando all’uomo il compito difficile e faticoso della dare forma alla materia grezza. Condividi