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ROMA - Il Senato approva con 150 voti a favore 123 contrari e 3 astenuti il ddl sul testamento biologico. Ora passa alla Camera. Non sara' obbligatorio seguire le dichiarazioni anticipate di trattamento. I "DISSIDENTI" DI PDL E PD - I casi di coscienza, in qualche caso divenuti casi politici come per la senatrice Dorina Bianchi nel Pd, si sono contati alla fine sulle dita delle mani. Nel PdL non ha partecipato al voto Laura Bianconi, ma hanno votato contro Marcello Pera, Antonio Paravia e Ferruccio Saro. Lucio Malan ha dato il voto di astensione. Nel Pd, invece, sono stati confermati i voti di dissenso dal gruppo, e dunque favorevoli al ddl, di Emanuela Baio e Cluadio Gustavino. Non ha partecipato al voto il senatore Luigi Lusi. FINOCCHIARO, UNA LEGGE VIOLENTA E TRADITRICE - "Questo disegno di legge è fondato sul tradimento e su parole ingannevoli". La presidente dei senatori democratici Anna Finocchiaro nelle dichiarazioni di voto sul testamento biologico attacca la maggioranza perché "il titolo del ddl parla di 'disposizioni in materia di dichiarazioni di volonta' anticipate e dunque gli italiani sono portati a credere che chi esprimerà una propria volontà, sia essa quella che chiede di essere mantenuto in vita in modo artificiale il più a lungo possibile, sia quella di finire la propria vita naturalmente, questa volontà sarà rispettata. Ma non è così". "Quelle dichiarazioni di volontà - osserva Anna Finocchiaro - non sono vincolanti, potranno essere comunque disattese e il tradimento arriverà nel momento della maggiore debolezza, quando non ci sarà più la possibilità di dire no e dire sì". "C'é - sostiene la capogruppo del Pd - una straordinaria violenza in questo. Voi vi state arrogando il diritto di sostituirvi a ciascun uomo, di scambiare la sua volontà con la vostra. Nessuno, niente, vi autorizza salvo la vostra prepotenza. Non vi autorizza la Costituzione, che state allo stesso modo tradendo e non vi rendete conto, proprio voi che vi chiamate Popolo delle libertà, (la vostra, suppongo) di quanto il pensiero cattolico democratico seppe, in quell'articolo 32 della Costituzione, difendere la libertà e la dignità umana (così intimamente connesse da non poter essere scisse) contro l'orrore e la violenza della volontà di Stato nell'imposizione di pratiche sanitarie sui corpi. Qui vi perdete". SCHIFANI, CONFRONTO LIBERO E FRANCO - Il presidente del Senato Renato Schifani ha preso brevemente la parola, prima del voto finale sul ddl sul testamento biologico, per esprimere il proprio riconoscimento a tutti i senatori e ai gruppi per il lavoro svolto. "Non posso non sottolineare - ha detto Schifani - come tutti noi abbiamo in questi mesi adempiuto ad un obbligo: quello di contribuire a dotare il Paese di una disciplina in una materia che la richiedeva con forza da tempo, e che ci vedeva tra i pochi che ancora ne erano privi. Nei mesi di lavoro in Commissione, nell'appassionato dibattito di queste due settimane in Assemblea, il Senato si è saputo confrontare con libertà, con franchezza e con coraggio su temi rispetto ai quali l'unica guida è stata, come deve essere, la coscienza individuale". Schifani ha ricordato della Presidenza "per assicurare che, anche in passaggi delicati che suscitavano giustamente emozioni e partecipazione, il confronto potesse essere il più ampio e libero possibile". Ringraziamenti ha rivolto ai presidenti dei Gruppi "perché tutti hanno saputo guidare i propri schieramenti con lo stesso spirito di confronto aperto che ha ispirato la Presidenza". Schifani ha detto che il Senato consegna alla Camera dei deputati "un testo che, senz'altro, potrà essere oggetto di dibattito e confronto ulteriore: ma con la consapevolezza che il lavoro fatto è un contributo del Senato a tutti i cittadini che vedono così avviato - in tempi ragionevoli - un processo di riforma su una questione che riguarda la vita e la coscienza di tutti". D'ALIA, DA UDC UN SI' SENZA SE E SENZA MA - L'Udc vota a favore del ddl sul testamento biologico "senza se e senza ma". Lo annuncia, in dichiarazione di voto il capogruppo dell'Udc Svp-Autonomie Giampiero D'Alia. "Al centro - osserva D'Alia - vi è il diritto alla vita contro l'eutanasia, con grave ritardo il Parlamento interrompe la latitanza e colma un vuoto che lasciava morire di fame e di sete un essere umano, per questa ragione avremmo preferito affrontare subito il problema delle cure palliative, una politica della vita obbliga a dare di più". D'Alia ha definito la legge che sta per essere approvata in prima lettura "una buona legge anche se non è perfetta" e si augura che "venga migliorata alla Camera". "Nessuno - sostiene D'Alia - in uno stato di diritto può essere lasciato morire: sì alla vita, no all'eutanasia, no alla cultura che considera il sondino come un'intrusione e non come un sostegno vitale". Condividi