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Renzo Zuccherini Direttore de “La Tramontana” www.latramontanaperugia.it Chi arriva in Piazza non vede più la Fonte, non vede più il Palazzo, non vede più la singolare sobrietà monumentale e l’equilibrio architettonico di una Piazza costruita nei secoli: tutto è oscurato da un enorme ingombro, un mostro di tralicci con annessa amplificazione invadente e scurrile. Ancora una volta, una manifestazione commerciale, di un genere sempre più volgare e sfacciato, ha occupato il posto della Piazza. Chi ha dato il permesso per una simile invasione, degradante per il luogo e capace solo di far fuggire i turisti? E’ possibile che un’intera città, di cui la Piazza è il simbolo, sia ostaggio di interessi privati? E’ possibile che l’amministrazione non difenda (tra l’altro) gli interessi degli esercizi pubblici del centro dalla minacciosa aggressione della manifestazione? Non ci sarà una sollevazione della coscienza civile e civica, capace di chiamare la cosa con il suo nome: vergogna? Nel denunciare la resa dei poteri civici, faccio a tutti una proposta: d’ora in avanti, la Piazza sia liberata da ogni e qualsiasi manifestazione commerciale, e restituita alle sue funzioni storiche, cioè la funzione politica, la funzione culturale, la funzione turistica, la funzione commerciale diffusa (quella del piccolo commercio e degli esercizi pubblici). Ripeto qui quello che ho scritto in altre occasioni: “La Piazza Grande non è un luogo naturale, ma è una costruzione artificiale, voluta dal Comune popolare, che, a cominciare dall’XI secolo, ha riempito l’avvallamento che esisteva tra il Colle del Sole a nord e il Colle Landone a Sud. La Piazza fu poi allargata verso est (oggi Piazza Matteotti) con grandi sostruzioni arcate. La Piazza non c’era: fu voluta dal popolo. Sulla Piazza si affacciavano i palazzi pubblici: del Podestà, dei Consoli, dei Priori, dei Notari e di altri Collegi, del Capitano del Popolo... Al centro della Piazza, la Fontana, monumento civile e simbolico ad un servizio pubblico. A che serviva una Piazza così grande, in una città in cui le mura (ancora quelle etrusco-romane) rendevano raro e prezioso il suolo rispetto ad una popolazione in rapido aumento? Evidentemente, serviva a contenere il popolo quando vi si radunava per le grandi decisioni. Nella Piazza si svolgeva il mercato; i notai certificavano gli scambi; spettacoli, cerimonie e riti (come il corteo delle Sommissioni il 1° marzo) avvenivano in Piazza; persino la Battaglia dei sassi, inizialmente, si svolgeva in Piazza. Andare in Piazza significava entrare in contatto con tutti, con la città: significava prendersi una parte (anche piccola) di potere. Oggi parleremmo di un uso polifunzionale, ma non generico: infatti, tutte le funzioni erano subordinate a quella “politica”, cioè alla gestione del bene comune della città”. In questi ultimi decenni, la Piazza è stata accuratamente svuotata di queste funzioni (sostituite appunto da volgarità di massa): il popolo non vi si riunisce più, il piccolo commercio è marginalizzato e via via cede il posto alle grandi catene, al posto dei riti civili trionfa la volgarità, le decisioni sono prese al chiuso, e altrove. Allora, cambiamo strada: eliminiamo dalla Piazza tutte le manifestazioni, salvo quelle di alto livello politico o culturale; vietiamo comunque l’installazione in Piazza di palchi, strutture, amplificazione, bancarelle, chioschi, ecc. Impareremo non solo a rispettare il luogo, ma soprattutto a rispettare i cittadini e i loro bisogni (quelli veri, non quelli indotti dalla grande distribuzione): la socialità, la cultura, la partecipazione, la bellezza. Non dimentichiamo che qualcosa del genere è stato fatto alla fine degli anni 70 per la Sala dei Notari, che in precedenza era utilizzata in modo indiscriminato e subiva un degrado incessante: dopo il restauro, la Sala viene concessa solo per manifestazioni di alto livello culturale o simbolico. E’ ora di cambiare strada e di liberare la Piazza. Forse si potrebbe pensare ad una commissione di esperti di prim’ordine per vagliare eventuali richieste di utilizzo della Piazza, sulla base di parametri severi e rigorosi; certo è che la responsabilità del degrado dell’idea di Piazza rimane alla politica, sia per il passato che soprattutto per il futuro. Condividi