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Agli italiani piace l’acqua in bottiglia, nel 2007 ne hanno consumata ben 12,4 miliardi di litri, e sono disposti a pagarla mille volte di più di quella che esce dal rubinetto delle loro case (in media 0,5 millesimi di euro al litro contro i 50 centesimi di euro al litro per quella in bottiglia). Con 196 litri pro-capite all’anno l’Italia è il primo Paese in Europa per consumo di acque in bottiglia e il terzo al mondo, dopo Emirati Arabi (260 l/anno procapite) e Messico (205). Il volume di affari delle società imbottigliatrici in Italia nel 2007 (192 fonti e 321 marche) ha raggiunto la cifra ragguardevole di 2,25 miliardi di euro, ma i canoni di concessione pagati dalle aziende alle Regioni o alle Province, sono a dir poco irrisori. Questo perché non esiste una legge nazionale e ciascuna amministrazione decide come meglio crede. Legambiente e Altreconomia, in un dossier presentato oggi a Milano, in vista della giornata mondiale dell’Acqua del 22 marzo, riportano il quadro nazionale sui canoni di concessione stabiliti dalle Regioni o dalle Province italiane, per chiedere che questa anomalia venga corretta. “Il canone corrisposto alle Regioni - ha dichiarato il responsabile scientifico di Legambiente, Stefano Ciafani - oltre a non essere uniforme in tutto il Paese è in genere risibile e non considera tutti i costi connessi all’attività di imbottigliamento, trasporto e consumo dell’acqua minerale. E’ assurdo pensare poi – ha proseguito Ciafani - che la stessa risorsa idrica abbia costi molto diversi a seconda delle regioni. E’ quindi necessario – conclude il responsabile scientifico di Legambiente - che tutte le Regioni italiane aggiornino immediatamente la normativa regionale stabilendo un canone di almeno 2,5 euro per metro cubo imbottigliato o emunto, cifra prevista anche dal documento di indirizzo della Conferenza delle Regioni del 2006”. In Umbria, dove sono 17 le concessioni attive e tra queste grandi multinazionali leader nel settore delle acque minerali, è stata recentemente approvata la legge “Norme per la ricerca, la coltivazione e l’utilizzo delle acque minerali naturali, di sorgente e termali”, è previsto il pagamento del canone sia per la superficie della concessione, sia per i volumi di acqua emunta o imbottigliata. E per il 2008 i canoni sono stati 50 euro per ettaro di superficie di concessione e 1 euro a mc di acqua imbottigliata. Molto più della Puglia dove il canone della sola superficie di concessione è di 1,033 €/ha, ma molto lontano da quanto prevede la regione Veneto con 587,69 €/ha e ben 3 euro a mc. La normativa Umbria ha inoltre recentemente introdotto la riduzione dei canoni di concessione del 50% qualora vengono utilizzate bottiglie di vetro al posto di quelle in plastica e prevede che dal 2010 il 20% dei diritti vengano destinati alla salvaguardia e alla tutela delle risorse idriche e riqualificazione ambientale. “Eppure anche se prendiamo come esempio il caso del Veneto, dove è previsto il canone più alto del Paese, - ha dichiarato Pietro Raitano, direttore di Altreconomia - il costo per le società imbottigliatrici su ciascun litro di acqua corrisponde ad appena lo 0,6% del prezzo finale che paghiamo noi consumatori al momento dell’acquisto. Il resto se ne va per le spese di imballaggio, pari al 60% del costo finale dell’acqua minerale, di trasporto, il costo del lavoro, la pubblicità che costituiscono, secondo l’Eurispes, oltre il 90% del prezzo finale della bottiglia. Per cui quando andiamo a comprare l’acqua minerale per assurdo non paghiamo tanto l’acqua quanto tutto ciò che le sta attorno”. Secondo Legambiente e Altreconomia, poi all’interno del lavoro di revisione dei canoni di concessione per l’imbottigliamento dell’acqua andrebbero rivisti anche gli importi, commisurandoli all’elevato valore della risorsa idrica e all’impatto che causano le attività di imbottigliamento, trasporto dell’acqua minerale e smaltimento della plastica successiva al consumo. “Nonostante che l’Umbria abbia con la legge ha aumentato i canoni e previsto delle compensazioni ambientali, - interviene Legambiente Umbria – chiediamo di rivedere gli importi applicando il canone più alto di 2,5 € per il metro cubo imbottigliato o emunto. Non crediamo sia un gran salasso per le aziende imbottigliatrici, considerando che la spesa totale annua per le aziende ammonterebbe all’1,4% del giro di affari”. Parallelamente occorrerà promuovere sempre di più l’uso dell’acqua del rubinetto, perché è buona, economica, controllata e non inquina. Questi sono i motivi per cui Legambiente e Altreconomia ormai da un anno promuovono insieme l’acqua del Sindaco in tutta Italia, nelle case e nei pubblici esercizi con la campagna Imbrocchiamola (www.imbrocchiamola.org ). Condividi