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ROMA - Berlusconi, che pure un bel giorno, evidentemente preda di un incontrollabile slancio di verità, aveva lasciato trapelare la sua preoccupazione per come stavano andando le cose, poi nei fatti ha continuato a prendere sottogamba gli effetti prodotti dalla crisi internazionale sulla nostra economia, riprendendo a sostenere che da noi siamo comunque messi meglio degli degli altri, così da giustificare la sua inerzia nell'adozione di misure in linea con le necessità come stanno facendo un po' tutti i Paesi nostri partner e concorrenti. Eppure i dati che l'Istat ci mette quotidianamente a disposizione dovrebbero quanto meno inquietarlo. L'ultimo è di oggi: il nostro prodotto interno lordo è calato nel 2008 dell'1% rispetto all'anno precedente. L'Istat ha infatti rivisto in peggio la sua stima preliminare che era del -0,9%, mentre l'ultima stima ufficiale del governo, quella contenuta nell'aggiornamento del Programma di stabilità, attestava una diminuzione del Pil nel 2008 appena dello 0,6%. Come se ciò non bastasse a rattristarci, l'Istat ha anche rivisto il dato sulla crescita del 2007, quando ancora (era al governo Prodi) le cose pareva marciassero per il verso giusto: si tratta in questo caso di una revisione al rialzo, dall'1,5% della stima fatta lo scorso anno, all'1,6% di oggi. Analizzando i dati relativi alla formazione del prodotto interno lordo nel 2008, gli investimenti fissi lordi hanno mostrato una contrazione del 3%, risultato di una flessione di quelli in macchinari ed attrezzature (-5,3%), in costruzioni (-1,8%), in mezzi di trasporto (-2,1%) e di una stabilità dei beni immateriali. Le esportazioni di beni e servizi hanno registrato una diminuzione del 3,7%. Dal punto di vista della formazione del prodotto il valore aggiunto dell'industria in senso stretto è diminuito del 3,2%, quello delle costruzioni dell'1,2% e quello dei servizi dello 0,2%. "Solo il valore aggiunto del settore dell'agricoltura, silvicoltura e pesca - fa notare l'istituto di statistica - ha fatto registrare una crescita del 2,4%". Un contributo negativo alla variazione del Pil è venuto dalla domanda nazionale al netto della variazione delle scorte (-1 punto percentuali), mentre la domanda estera netta ha dato un apporto positivo di 0,3 punti percentuali. Il calo del prodotto interno lordo è il dato peggiore mai registrato dal 1975, quando la diminuzione del prodotto interno lordo era stata del 2,1%. Lo comunica l'Istat aggiungendo che ad un dato simile a quello del 2008 si era arrivati nel 1993 quando il Pil era diminuito dello 0,9%. Analizzando i dati che hanno portato ad un calo del prodotto interno lordo dell'1% nel 2008, si evidenzia "una contrazione in termini reali - spiega l'Istat - dello 0,5% dei consumi finali nazionali (-0,9% per la spesa delle famiglie residenti, +0,6% per la spesa delle amministrazioni pubbliche, +1,1% per le istituzioni sociali private). La diminuzione dei consumi privati interni è stata pari all'1%. Gli acquisti all'estero dei residenti sono aumentati del 2,8%, mentre le spese sul territorio italiano effettuate da non residenti sono diminuite del 2,6%". CONTI PUBBLICI: NEL 2008 DEFICIT-PIL A 2,7% Nel 2008 il rapporto tra deficit e Pil si è attestato al 2,7%. Nelle ultime stime ufficiali del governo, quelle contenute nell'aggiornamento del Programma di stabilità, il rapporto deficit-Pil per il 2008 era al 2,6%. Nel 2007 il deficit si era invece attestato all'1,5%. In valore assoluto l'indebitamento netto è aumentato di circa 18.700 milioni di euro, attestandosi sul livello di 41.778 milioni di euro. Nel 2008 il valore degli swap è stato di 392 milioni di euro e ha inciso negativamente sul deficit facendo aumentare gli interessi. Per quanto riguarda le uscite di parte corrente, pari al 45,6% del Pil, sono cresciute complessivamente del 4,5%. In particolare, i redditi da lavoro dipendente sono aumentati del 4,3%, dopo la dinamica contenuta osservata nel 2007 (+0,5%). A tale andamento - spiega l'Istat - hanno concorso sia i rinnovi contrattuali intervenuti nel 2008 per i comparti della Sanità e degli Enti locali, sia il riconoscimento della vacanza contrattuale per i comparti dei Ministeri e della Scuola. Le spese per consumi intermedi hanno registrato un aumento del 5,7% superiore al 4,1% del 2007; le prestazioni sociali in natura (che includono prevalentemente spese per assistenza sanitaria in convenzione) sono cresciute del 2,4% rispetto all'1,7% dell'anno precedente. Di conseguenza, la spesa per consumi finali delle Amministrazioni pubbliche ha fatto registrare nel 2008 un incremento del 4,5%, a fronte della crescita dell'1,7% segnata nel 2007. Le prestazioni sociali in denaro sono aumentate del 5,1%, evidenziando una crescita analoga a quella del 2007 (+4,9%), che riflette sostanzialmente la dinamica della componente di pensioni e rendite. Nel 2008 gli interessi passivi hanno fatto registrare un aumento del 4,9%, più contenuto rispetto al 13,3% registrato nell'anno precedente. Le spese in conto capitale sono risultate in riduzione del 6,1%. Gli investimenti fissi lordi sono diminuiti del 2,8%, a fronte di una crescita del 3,7% del 2007. La pressione fiscale nel 2008 è risultata pari al 42,8%, "inferiore di tre decimi di punto rispetto al 43,1% del 2007". Il calo della pressione fiscale nel 2008 è legato sia al rallentamento dell'economia che all'abolizione dell'Ici sulla prima casa. La diminuzione della pressione del fisco "é l'effetto combinato - spiega l'Istat - di un aumento delle imposte dirette (+3,5%) e dei contributi sociali effettivi (+4,7%) e di una flessione delle imposte indirette (-5,1%). L'andamento di queste ultime ha risentito degli effetti del rallentamento ciclico nell'ultima fase dell'anno, nonché di alcune modifiche normative intervenute, per il 2008, in particolare con riferimento all'Imposta comunale sugli immobili". Condividi