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ROMA - E' risaputo che il presidente degli Usa Barack Obama è fortemente impegnato a frontaggiare la crisi, puntando fra le altre cose ad incentivare la produzione di energia pulita: eolica e solare soprattutto. A questo fine ha anche predisposto un piano di investimenti multimiliardario e si è circondato dei maggiori esperti, americani e non del settore. Il fatto è che, mentre negli Usa è maturata ormai da tempo la convinzione che la strada dell'atomo sia perdente, anche e soprattutto per gli alti costi che comporta per lo smaltimento delle scorie (più che di smaltimento si potrebbe però parlare di stoccaggio, visto il periodo quasi eterno che lo smaltimento vero e proprio richiede) ed i rischi altrettanto elevati per la salute dei cittadini, in italia sta avvenendo tutto il contrario. Il nostro premier Silvio Berlusconi da questo orecchio non ci sente proprio, forse perché la strada del nucleare è cosparsa da un mucchio di buoni affari per chi ci investe quattrini, e quindi accelera sulla strada opposta. Proprio oggi si dovrebbe celebrare uno dei riti più importanti al riguardo allorché ricevendo il presidente Sarkozy a Villa Madama, Berlusconi firmerà con lui l'accordo per la realizzazione in Italia, su tecnologia transalpina, di 4 nuove centrali nucleari, la prima delle quali dovrebbe entrare in funzione nel 2020. Ed i lunghi tempi previsti per la realizzazione di questi nuovi impianti stanno a dimostrare che non è stata certo l'urgenza di disporre di nuove fonti di approvvigionamento energetico la molla che ha spinto il nostro premier ad aprire al nucleare, poiché in questo senso avremmo impiegato assai meno tempo allestendo campi solari estesi come quello che il nobel Carlo Rubbia è stato costretto a realizzare in Spagna. Condividi