eco.dem.png
di Raoul Mantini Sembrerà strano, ma nonostante le ripetute batoste recentemente collezionate dal Partito Democratico in vari ambiti e a vari livelli, continuano le deliranti iniziative dei cosiddetti "ambientalisti del fare" (cosa che consiste, in sostanza, nell'autodefinirsi ambientalisti lasciando fare qualsiasi porcata purché risulti utile ai giochi di potere). Compagni che sbagliano. Gente incapace di rassegnarsi al fatto che, al massimo fra tre mesi, il loro caravanserraglio tenuto su con fil di ferro e spago non esisterà più. Gente che vuole a tutti i costi esorcizzare lo scenario che si sta stagliando netto all'orizzonte, foriero della più terribile delle prospettive: dover andare a lavorare. Sappiamo tutti che, quando si cade nelle sabbie mobili, più ci si muove e più si sprofonda. Tuttavia l'istinto di conservazione spinge a sgambettare sempre più forte, nell'irrazionale e disperato tentativo di sconfiggere la forza di gravità. Morire, del resto, non piace a nessuno. Fanno tenerezza, individui senza più certezze, senza più identità, senza più idee. Tempo fa uno di loro, con il quale mi ero ferocemente scontrato per quasi due ore discutendo, appunto, di ambiente, mi ha avvicinato infilandomi con fare garbato la mano sotto braccio, e mi ha detto con fare serioso "..senti, al di là delle divergenze di vedute… tu mi piaci... perché non entri a far parte della componente ecologista del Partito Democratico?". Posso garantire che non scherzava affatto. Del resto questa è, al giorno d'oggi, la tragica realtà delle cose: una volta, tanti anni fa, le persone maturavano delle convinzioni e, conseguentemente, si avvicinavano al partito che meglio le rispecchiava. Adesso no: questa tendenza, che è iniziata nel 1994 con Berlusconi ed ha raggiunto il picco massimo nel 2008 con l'incoronamento di Veltroni a leader dell'ennesima accozzaglia informe, fa sì che siano i partiti, ormai vuoti al loro interno quanto ad idee, prospettive e contenuti, a "pescare" al loro esterno nel disperato tentativo di riempire il calderone con una specie di paella che risulti edibile almeno allo sguardo. Il resto è storia recente. Inutile infierire sul cavallo abbattuto. Ebbene questi "ecologisti del sì" che organizzano le gite all'inceneritore di Vienna e snobbano il Professor Paul Connett (per dovere di cronaca, uno degli studiosi che aiuterà Obama nell'attuazione della strategia "Rifiuti Zero" negli Stati Uniti), che esordiscono parlando di raccolta differenziata "spinta" (come si stesse parlando di un film a luci rosse) ma poi finiscono sempre con l'affermare la presunta e mai dimostrata necessità di impianti per il "trattamento termico" dei rifiuti (hanno paura a chiamare le cose con il loro nome, temono forse che la gente inizi a fare lo stesso nei loro confronti), continuano ad insistere nel fare l'unica cosa in cui sono veramente imbattibili: rendersi ridicoli. Usurpano il titolo di "ecologisti" per appiccicare il bollino verde a TAV, inceneritori, centrali a carbone e a "biomasse" con mille ringraziamenti di Impregilo e di una famosa zitella di Brescia. Candidano il rampollo della famiglia Colaninno insieme alll'operaio sbruciacchiato della Thyssen credendo che l'elettorato abbocchi all'esca. Candidano un certo Dottor Umberto Veronesi (che non è mai stato professore e nemmeno primario, ma ha soltanto diretto l'Istituto Oncologico Europeo che è una scatola vuota fondata da lui insieme ad Enrico Cuccia, ed è titolare di una fondazione finanziata da aziende costruttrici di inceneritori come Veolia ed Hera) credendo che la cosa possa in qualche modo conferire autorevolezza ad un fantoccio. Due settimane prima delle elezioni contattano i comitati civici che si occupano di problematiche ambientali: il Senatore Ferrante vi vuole. Nemmeno il coro pressoché unanime di pernacchie provenienti dal mondo dell'associazionismo civico italiano li ha fatti desistere. Questi continuano. E che fanno? Fondano l'ennesimo contenitore senza contenuti, lo chiamano "Ecologisti Democratici" tanto perché si sappia in giro che è roba preveniente dalle botteghe oscure, e si inventano un logo destinato ad entrare nel novero dei capolavori della post-trans-avanguardia: l'ape che si scava la fossa. Con tanto di vanga verde e con il pungiglione sfoderato. Del resto fa bene,il povero ed operoso animaletto, ad essere incazzato di questi tempi, se consideriamo che circa il 50% del patrimonio apistico italiano (e non solo) è andato perduto. Einstein diceva che, dal momento in cui si estingueranno le api, al genere umano rimarranno al massimo quattro anni di vita. E continuano a morire in tutto il mondo. In Afghanistan, in Iraq, ed ovunque siano sbarcati i nostri portatori di pace e di democrazia. Muoiono nella Pianura Padana, l'area più inquinata d'Europa. Muoiono a Taranto, a Civitavecchia, a Gualdo Cattaneo, a Gubbio, a Brescia, a Vienna, a Monaco. Muoiono uccise dai pesticidi, dai gas di scarico delle automobili, dall'arsenico, dal mercurio, dal vanadio emessi dalle centrali a carbone, muoiono uccise dagli idrocarburi policiclici aromatici, dai policlorobifenili e dalle diossine emesse ineluttabilmente dai "termovalorizzatori" che tanto piacciono a Veronesi. Muoiono in seguito alla perforazione delle rocce amiantifere in Val di Susa. Ma insieme a loro moriamo anche noi. Di leucemia, di linfoma, di mieloma, di cancro al polmone, di mesotelioma pleurico, di sarcoma. Oltre quattrocento studi epidemiologici lo certificano in maniera netta ed incontrovertibile: le emissioni degli inceneritori di rifiuti, delle centrali a carbone, dei cementifici e di tutte le industrie classificate come insalubri causano inevitabilmente l'aumento dell'insorgenza di queste malattie. Le alternative esistono e sono una realtà in tutto il mondo civilizzato: solo in Italia abbiamo gente che legge le "ecoballe" di Franco Battaglia, un "professor nessuno" che scrive storie di fantascienza edite dalla Mondadori e con prefazione di Berlusconi. Il Premio Nobel Rubbia è dovuto andare in Spagna per realizzare una centrale da 230 MW a specchi solari e sali fluidi, ad emissioni zero, mentre i nostri illuminati politicanti plaudono all'idiozia del "carbone pulito". Da tutto il mondo vengono a Vedelago per vedere il Centro Riciclo della Signora Poli, un gioiello che permette di riciclare il 99% del rifiuto secco indifferenziato. I tedeschi lo vogliono copiare, i coreani lo vogliono a tutti i costi. Tecnologia italiana. In Italia si reclamizza l'inceneritore di Brescia (senza menzionare però l'ordinanza del Sindaco che proibisce ai cittadini di camminare nei prati adiacenti a questa meraviglia della tecnica esempio di ecosostenibilità). Umbria l'assessore all'ambiente Bottini spende migliaia di euro per la gita agli inceneritori di Vienna e Monaco ma non sappiamo se abbia intenzione di fare una capatina a Capannori o a Vedelago. Magari potrebbe imparare qualcosa. Il viaggio glielo pagheremmo comunque noi… per carità, non pretendiamo mica che ci vada a sue spese…ci mancherebbe altro. E nonostante tutto ciò i demoambientalisti, ora più che mai intorpiditi come pugili suonati, continuano imperterriti a ripetere le solite balle pur avendo davanti ai loro occhi la prova eclatante della loro manifesta falsità. Ed hanno anche il coraggio di dire che gli "ideologizzati" siamo noi. L'unico auspicio è che si rendano conto una volta per tutte dei motivi per cui chi è di sinistra non li segue più. O non li ha mai seguiti. Condividi