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Non più tardi di ieri abbiamo avuto la riprova dell'artificiosità del Pd, un partito costruito a tavolino che non dietro di se nessuna ideologia o, peggio ancora, nessun ideale condiviso. Ieri la Commissione sanità del Senato ha votato il vergognoso disegno di legge governativo sul "fine vita", un'autentica "barbarie" come l'ha definita Beppino Englaro che ha aderito alla manifestazione promossa da Micromega per domani a Piazza Farnese e ci ha invitati tutti a parteciparvi. Ebbene, mentre il senatore Marino ed altri cinque hanno votato contro quel testo, Dorina Bianchi ed altri due senatori Pd si sono astenuti, una cosa inaudita, tanto che Barbara Pollatrini ha esclamato allarmata che a questo punto non è tanto in discussione il voto di coscienza, "ma l'unità del Pd". Meno male che se n'è accorta, diciamo noi, visto che grazie a questo benedetto voto di coscienza il suo partito è da lungo tempo che ha deciso di non decidere su nulla, cosa che non poteva non avere riflessi su un elettorato che ormai ne ha piene le scatole di queste diatribe interne che fanno male soprattutto al Paese, privandolo di una seria opposizione alle boiate che ci vengono quotidianamente proposte dal governo di centro destra. Uguale cosa dicasi per quanto riguarda il futuro stesso di questo partito che abbiamo definito "artificiale", visto che sulla successione a Veltroni la divisione si è fatta per tre, fra chi vorrebbe che la pletorica assemblea (quasi 3000 partecipanti, il che vuol dire la negazione completa della democrazia) del consiglio nazionale, che si riunirà domani alla Fiera di Roma, passasse semplicemente la guida del partito a Franceschini, chi ne chiede invece lo scioglimento, per andare al congresso e decidere in quella sede chi deve essere il nuovo leader, e chi (la base soprattutto) invoca che si faccia piazza pulita di tutta la dirigenza attuale passando per nuove primarie, illudendosi così di poter risolvere il problema. Tutto ciò, a pochi mesi dal voto per le europee e le amministrative, ci dà chiaramente l'immagine di un partito completamente allo sbando e che non sa più a quale patrono raccomandarsi, avendo perso per strada San Veltroni, quello che per sfruttare l'inganno del voto utile, aveva trionfalmente proclamato "faccio da me!", al pari di un incauto giocatore di quadrigliato non supportato dalle carte che ha in mano. L'Unità sostiene oggi che la spinta decisiva verso la rinuncia alla segreteria del Pd sia venuta a Veltroni dall'ultimo sondaggio che teneva da giorni sulla sua scrivania e che dava il suo partito in caduta libera dopo il voto sardo: appena il 22% a livello nazionale, un vero e proprio tracollo, per cui non se l'è sentita di ripetere la triste esperienza già vissuta con il Pds, allorché segretario nazionale di quel partito riuscì a portarlo al suo minimo storico. Questa volta ha deciso in tutta fretta di passare ad altri questo onore e chi s'è visto s'è visto. Del resto cos'altro attendersi da chi non è nuovo dal rifuggire da ogni responsabilità? Veltroni è anche famoso per aver sostenuto, quando la cosa poteva risultargli utile, di non essere mai stato comunista, nemmeno quando era segretario nazionale dei giovani comunisti italiani. Peccato che si era dimenticato di aggiungere che quello non era stato il suo unico impegno dirigenziale da comunista e che in questo senso la sua carriera è proseguita anche dopo la morte prematura di Enrico Berlinguer, collocandolo fra coloro che decretarono opportunisticamente la morte di quello che era il più grande partito operaio dell'Europa occidentale. Come la mettiamo con l'elezione a deputato del Pci? Ed anche quando assunse la direzione dell'Unità non era comunista? Suvvia, siamo seri, sarebbe come se, tornato in vita, Benito Mussolini raccontasse agli italiani di non essere mai stato fascista, neppure durante la marcia su Roma! Se lo ricordino, dunque, i vecchi e fieri (donne e uomini) militanti umbri del Partito Comunista Italiano, quelli che si sono umilmente spesi nelle sottoscrizioni e nelle Feste dell'Unita e che non si vergognano della loro storia, prima di rinnovargli ancora una volta la loro fiducia. Condividi