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ROMA - Le banche italiane rifiutano alle imprese il credito che serve loro per finanziare gli investimenti occorrenti per affrontare la crisi? "Stiamo pensando a nazionalizzare le banche", è stata la risposta del premier Silvio Berlusconi. Un annuncio che sa di clamoroso dato ai margini dell'incontro da lui avuto questa mattina con il premier inglese Gordon Brown, assieme al quale ha discusso la difficile situazione che i due governi si trovano ad affrontare. "Va trovato qualcosa di più forte, stiamo cercando risposte definitive rispetto al sistema finanziario delle banche e gli investimenti cosiddetti tossici", ha spiegato, aggiungendo poi: "Ci sono diverse ipotesi sul tavolo e una... è la nazionalizzazione delle banche, per il momento - osserva però - è solo un'ipotesi". Così si potrebbe "impegnare le banche a fornire credito alle imprese. Ci stiamo esercitando, - ha concluso - non è facile trovare una soluzione". Roba da non crederci, Berlusconi, l'uomo senza regole, l'assertore del liberalismo spinto all'estremo, che sta meditando una mossa che stravolge ogni suo primitivo convincimento e le fondamenta stesse del capitalismo. Che stia diventando anch'egli comunista? Non ce lo auguriamo di certo e comunque siamo sicuri che si fermerà ancora una volta alla battuta. Ma queste estemporanee dichiarazioni del premier ci debbono comunque preoccupare perché voglioni dire che ha crisi si sta ulteriormente aggravando tanto che anch'egli comincia a prenderne atto, che, insomma, siamo al cospetto di un male che non si può curare con i soli pannicelli caldi che sin qui ci ha dispensato con incauto ottimismo. Anche stamani l'ha incitato a darsi una mossa il capo degli industriali italiani, Emma Marcegaglia, che ha risposto "Si sempre" a chi le chiedeva se il governo potesse fare di più per contrastare gli effetti della crisi. "Noi - ha aggiunto - era all'inaugurazione della Bit a Fiera Milano - abbiamo fatto alcune proposte specifiche sulle infrastrutture, sul tfr, sul credito.... Pensiamo che in un momento come questo in cui il tema del debito è essenziale serva su alcuni temi specifici fare di più, come stanno facendo gli altri paesi europei". "Certo non possiamo fare manovre da 50 miliardi come in altri Paesi", ha aggiunto ancora, per cui è necessario individuare "due o tre punti essenziali su cui stanziare un po' di soldi da spendere subito". Condividi