epifani3.jpg
ROMA - Reazione infastidita, quella di Confindustria, alla proposta lanciata da Guglielmo Epifani dal palco della grande manifestazione romana di venerdì scorso, di tassare i redditi più elevati per finanziare le misure anticrisi. Un'idea che non è piaciuta affatto al sindacato padronale che per bocca del suo presidente, Emma Marcegaglia, l'ha bollate come un ritorno alla "guerra di classe" che, a suo parere, oltretutto non risolverebbe il problema trattandosi di un gettito assolutamente insufficiente. E' evidente che non si vuol comprendere la portata squisitamente politica di questa proposta che, se applicata, darebbe il via a quella fase di ridistribuzione del reddito che viene da tanti invocata, dopo anni ed anni di rapina del pil da parte di imprenditori senza scrupoli e supermanager ultra retribuiti. Negli ultimi 25 anni, cioè da quando è stata abolita la scala mobile, infatti, più del 10% del pil italiano che un tempo andava alle retribuzioni è finito nelle mani degli speculatori e degli imprenditori che in gran parte lo hanno nascosto all'estero. Si tratta, è stato calcolato, di una cifra enorme, pari almeno a 150 miliardi di euro che sono stati così sottratti ai lavoratori che, qualora fossero ridistribuiti fra chi ne ha diritto porterebbe nelle loro tasche qualcosa come 3.000 euro di media ogni anno. Più che giusto, perciò, che in particolare in un momento di grande difficoltà come l'attuale, almeno parte di questa enorme ricchezza venga recuperata per finanziare gli ammortizzatori sociali indispensabili per garantire un minimo di reddito ai lavoratori in mobilità o che hanno perso o perderanno la loro occupazione. Condividi