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di Daniele Bovi Il grande corteo dei lavoratori pubblici e di quelli del settore metalmeccanico è da pochi minuti arrivato al suo capolinea. Umbrialeft ha sentito chi questo corteo l’ha vissuto, come il segretario regionale della Cgil Manlio Mariotti. Mariotti che impressioni ha ricavato da questa manifestazione? “Innanzitutto mi soffermerei sul dato della partecipazione: 700mila persone sono davvero un ottimo risultato. E’ la nostra risposta forte alle problematiche sollevate da questa drammatica crisi. Al disagio vero che c’è nel mondo del lavoro, alle questioni della precarietà e dell’attacco alla dignità del lavoro pubblico. Deve essere uno sprone al governo perché tenga in maggiore considerazione queste problematiche. E’ uno sciopero che non abbiamo fatto tanto per fare, ma per tutelare i salari, per un sostegno agli investimenti, agli ammortizzatori sociali, alle infrastrutture”. Una manifestazione più per che contro insomma... “Esatto. Serve una politica che sia in grado di far uscire il paese dalla crisi. L’Italia è un paese a cui ora manca la speranza: dobbiamo tornare ad intravvedere una luce in fondo a questo tunnel drammatico della crisi”. Che cosa l’ha colpita di più di questa manifestazione? Quali i problemi sollevati dalla gente? “Io ho fatto un lungo tratto del corteo con i lavoratori della Minerva e della Merloni, aziende in teoria più solide di altre. Pur nella diversità che ci può essere tra chi ha un contratto a tempo indeterminato e chi uno da precario, ho letto nei visi delle persone il senso di incertezza per quello che sarà il futuro. La crisi sta mutando il senso stesso di precarietà: a rischiare non sono solo i precari, ora anche chi ha il mitico posto fisso non è più sicuro del suo futuro. Tra i lavoratori pubblici invece l’enfasi della partecipazione si trovava nell’attacco alla loro dignità. Ormai è passato come un assioma la connessione tra lavoro pubblico e fannullismo. C’è, inoltre, la voglia di reagire alla privatizzazione dei servizi essenziali, come quello della sanità”. Condividi