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PERUGIA - “Questa crisi può essere affrontata efficacemente soltanto tramite un gioco di squadra tra le amministrazioni dei vari livelli, dall’Unione Europea ai comuni, e declinando le linee di intervento sulla base delle specificità territoriali”. Sono queste le parole di Paolo Bocci, presidente di Legacoop Umbria, in merito alle conseguenze della recessione economica nell’Alto Tevere. Secondo il presidente Bocci, infatti, “la prassi dello ‘scarica barile’ tra Stato ed enti locali non serve a nessuno, né ai cittadini né alle imprese. Né possiamo limitarci a proclami o a misure d’immagine, che danno la sensazione di ‘attivismo’ ma sono inconsistenti e afflitte da contraddizioni. I comuni supportati dalla regione devono risolvere le controversie sul tragitto della E78. La definizione in tempi rapidi del suo percorso e la realizzazione della ferrovia fino ad Arezzo permetterebbero di rendere veramente intermodale la piastra logistica, che altrimenti rischia di non espletare tutte le sue potenzialità. Anche dalle opere pubbliche minori e dalla manutenzione di strade e edifici pubblici può arrivare un importante impulso positivo all’economia. Senza contare i benefici di medio e lungo termine per mobilità e sicurezza dei cittadini”. Considerazioni che Paolo Bocci non risparmia nemmeno per la questione dell’accesso al credito per le imprese. “Quella di rendere fluidi i rapporti tra banche e imprese può essere un’iniziativa meritoria. Ma a cosa serve se è la stessa pubblica amministrazione con i ritardi dei pagamenti a spingere le imprese a ricorrere ulteriormente al credito bancario?”. “È giusto sapere - prosegue Bocci - che le imprese cooperative per i servizi resi alla pubblica amministrazione lamentano un allungamento piuttosto che un accorciamento dei tempi di pagamento. Questo è un fattore che se non governato in tempi di crisi può portare al ridimensionamento o alla chiusura di aziende. Questa è solo una delle preoccupazioni della cooperazione sociale che soffre anche per la riduzione dei fondi operata dal Governo e per il mancato adeguamento del tariffario regionale. Il tutto a fronte di una domanda di welfare in aumento. Evidentemente, in queste condizioni, è a rischio la tenuta delle imprese, con effetti negativi sull’occupazione. Tra i provvedimenti più urgenti da adottare segnalo anche l’estensione a questo comparto degli incentivi previsti per le altre imprese. È ora di invertire la rotta rimodulando il sistema in base ai nuovi bisogni sociali”. “Tra i settori da non penalizzare ulteriormente voglio poi citare la ‘nostra fiat’ locale, l’industria e l’agricoltura del tabacco con tutto l’indotto – conclude Paolo Bocci -. Anche in questo caso i motivi di crisi non sono solo da ricercarsi nella domanda e nel mercato. La legislazione comunitaria rischia di cambiare le regole e mettere fuori gioco l’intero comparto. Fare squadra è importante e siamo sicuri che le Istituzioni ed il mondo imprenditoriale sapranno fare fronte comune in questa battaglia”. Condividi