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TODI - “Ci aspetta una lunga e difficile stagione di lotta e mobilitazione. Dobbiamo essere in grado di reagire insieme al Paese alla crisi che lo attanaglia e agli attacchi da parte del Governo alla Carta istituzionale”. Lo ha detto nella sua relazione di apertura del direttivo regionale della Cgil, tenuto ieri a Todi, Manlio Mariotti, segretario generale dell'organizzazione umbra. Al centro del dibattito naturalmente la crisi e tutte le “drammatiche conseguenze” che essa sta portando anche in Umbria sul piano occupazionale e sociale, ma anche il “gravissimo conflitto istituzionale” che si è aperto sulla vicenda Englaro, la deriva razzista sancita dal varo del cosiddetto “decreto sicurezza”, con “l'assurda norma sulla denuncia da parte dei medici dei malati irregolari” e, ancora, lo “strappo alla democrazia sindacale” portato con l'accordo separato sul modello contrattuale. Su tutto questo la Cgil “deve essere in grado di reagire e far reagire il Paese – ha detto Mariotti - prima di tutto perché è l'entità della crisi ad imporcelo. I dati, quelli mondiali, quelli nazionali e quelli umbri, sono sotto gli occhi di tutti. Le prospettive per il Paese, stando al giudizio del Fmi, sono 'tetre'. In Umbria la crisi che ha già colpito duramente il settore manifatturiero, (meccanica, chimica, edilizia in particolare) si sta ora propagando anche nel terziario e nei servizi (vedi crisi Limoni) e il rischio concreto – ha aggiunto Mariotti - è quello di una imponente destrutturazione del nostro sistema produttivo”. Di qui l'interrogativo fondamentale: come si esce dalla crisi? “La sensazione – ha detto ancora il segretario della Cgil umbra nella sua relazione – è che il Governo italiano non ne abbia idea e tenti in tutti i modi di spostare l'attenzione su altri fronti”. La Cgil invece le sue proposte le ha. Ad esempio quella di liberare subito risorse pubbliche per rilanciare l'economia, “salvaguardando la selettività degli interventi, ma tagliando i tempi lunghi dei bandi”, ha spiegato Mariotti. O quella di creare “task force territoriali anti crisi” per superare le difficoltà di interlocuzione che si incontrano quando dal livello regionale occorre scendere nei territori e nelle situazioni specifiche. Poi, c'è il richiamo alle imprese che “devono essere coraggiose”, soprattutto quelle che negli ultimi anni “hanno realizzato profitti importanti”. E ancora, c'è la richiesta alla Regione di aprire una stagione di politiche, non solo passive (ammortizzatori sociali), ma anche attive del lavoro. “Su questo – ha detto Mariotti – sono due anni che, nella sostanza, non facciamo concreti ed adeguati passi in avanti”. Accanto a questo c'è poi tutta la partita del sociale: la Cgil dovrà essere in prima fila con la contrattazione territoriale per “orientare i bilanci dei Comuni a tutela delle fasce sociali più deboli, a partire da precari, donne, immigrati e dai tanti lavoratori oggi disoccupati e in cassa integrazione o mobilità”. Così come sarà fondamentale “intervenire nella predisposizione dei nuovi piani regionali, sanitario e sociale, che in tempi di crisi hanno un valore fondamentale per la riqualificazione del sistema di welfare della nostra regione”. A sostegno di queste ragioni, così come nella battaglia contro l'accordo separato sul modello contrattuale, sul quale la Cgil “chiede e rivendica di dare democraticamente la parola ai lavoratori”, sta per aprirsi una fitta fase di mobilitazione e iniziativa del maggiore sindacato italiano, sia a livello nazionale (a partire dallo sciopero di Fiom e Funzione Pubblica di venerdì 13 febbraio, fino ad arrivare alla grande manifestazione nazionale della Cgil del 4 aprile) che territoriale con una intensa campagna di assemblee nei luoghi di lavoro che sfoceranno poi nell'attivo regionale dei quadri e delegati della Cgil umbra, in programma per il prossimo 19 marzo con la partecipazione della segretaria nazionale Susanna Camusso. Condividi