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di Eugenio Pierucci Pur avendo salutato anche noi l'elezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti, giudicandolo un interessante segnale di cambiamento, confessiamo che non ci attendevamo comunque clamorose novità nella politica americana, nè sul piano economico e sociale, nè tanto meno su quello della politica estera. Eppure dobbiamo riconoscere che le prime mosse del neo eletto presidente ci hanno piacevolmente stupito e... se son rose fioriranno, come ci auguriamo vivamente. In politica estera, la decisione di porre fine alla vergogna delle torture a Guantanamo segna una differenziazione enorme rispetto al suo predecessore, come pure le apertura manifestate nei confronti dell'Islam e l'impegno a trovare una soluzione definitiva per la Palestina. Come non sottolineare, poi, la condanna senza mezzi termini espressa per gli scandalosi appannaggi che si sono assegnati i supermanager che hanno provocato con le loro scelte il pandemonio che si sta distruggendo tutte le economie mondiali? Benvenuta anche la decisione, che reputiamo saggia, di combattere questa crisi con un piano da 819 miliardi di dollari, spesi in gran parte per procedere a salutari tagli fiscali e per assegnare maggiori risorse alle famiglie, alle scuole, alla sanità e alle infrastrutture. Obama ha evidentemente compreso quello che il nostro Berlusconi invece non vuol intendere, ovvero che in un momento come questo vanno sostenuti soprattutto i consumi, altrimnti la baracca rischia di affondare definitivamente. Al contrario, il nostro Tremonti, non pago dei 2 miliardi di euro sottratti alle regioni, costringendole a rivedere al ribasso i loro investimenti nel welfare, adesso si è messo di nuovo a puntare le pensioni ripromettendosi di abbassarle già dal prossimo anno. Appena il 20 gennaio scorso Berlusconi aveva dichiarato: "Non cambieremo il sistema pensionistico, non si può fare ogni due anni", ed ora, invece, lui e il suo ministro del Tesoro puntano subito alla modifica dei coefficienti e tornano a parlare anche di anzianità, nel senso che per andare a riposo i nostri lavoratori dovrebbero attendere qualche anno in più. L'essere riuscito a spaccare il fronte sindacale con la firma separata di Cisl, Uil, Ugl e di altre sigle minori sui contratti che sono stati sin qui rinnovati per il pubblico impiego, ed ancor più l'aver raggiunto con i medesimi attori un'intesa di massima sul nuovo modello contrattuale, ha evidentemente incoraggiato il centro destra che si avvia rapido verso ancora più spericolate avventure. Del resto se non approfitta di questo momento buono, vista anche la non opposizione del Pd in Parlamento, chissa quando gli si ripresenterà la stessa occasione. Anche per quanto riguarda le donne possiamo affermare che le ricette di Obama e di Berlusconi divergono completamente. Mentre il primo ha firmato proprio ieri la legge per la parità sul lavoro dedicata a Lilly, un'operaia discriminata per anni, con la quale si mette fine all'abominevole prassi di riconoscere alle lavoratrici retribuzioni inferiori a quelle godute dai loro colleghi maschi, da noi non solo questo fenomeno non viene neppure preso in considerazione, ma la parità la si vorrebbe raggiungere allontanando per le donne il momento tanto atteso del pensionamento. Infine, un'ultima differenza a nostro svantaggio sta nel fatto che, mentre Obama, fregandosene dei tabù liberistici che stanno alla base dell'attuale crisi mondiale, porta avanti il suo disegno politico ed economico facendo a meno dell'apporto dei Repubblicani preoccupati per il fatto che il suo "piano stimolerà solo l'ingerenza dello Stato e il debito pubblico", da noi Berlusconi può invece contare sulla benevola attenzione riservatagli dagli ambienti Pd che più realisti del re, continuano a piegarsi a questi stessi tabù. E ci immaginiamo quanto la cosa sia indigesta per un Veltroni che si vede così scavalcare a sinistra niente meno che dalla sua idolatrata America. Condividi