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PERUGIA - ''L'Universita' e' chiamata a farsi promotrice di un nuovo modello di civilta'. A questo riguardo, l'unita' di ricerca e formazione costituira' per essa la via maestra da seguire, in quanto e' la condizione imprescindibile per far progredire la conoscenza e per elaborare progetti finalizzati all'innovazione sostenibile e compatibile con una nuova qualita' della vita''. Lo ha detto tra l'altro nella sua relazione, il rettore dell'universita' di Perugia Francesco Bistoni che ha aperto il 701esimo anno accademico. ''La ricerca e l'attivita' formativa hanno bisogno di risorse - ha aggiunto Bistoni -; e' difficile immaginare che l'Universita' possa trovarle da sola, essendo inserita in una realta' segnata da una forte crisi economica e finanziaria. Se dunque l'Universita' ha bisogno di risorse allora non puo' prescindere dal concorso delle pubbliche istituzioni''. Bistoni che ha fatto riferimento alla conversione in legge del decreto per l'Universita' il quale partendo dal presupposto che i suoi costi sono troppo elevati rispetto al servizio che eroga (insegnamento e ricerca) persegue l'ambizioso obiettivo di riportare rigore e serieta' in questa struttura ritenuta inefficiente, corrotta ed improduttiva, ha aggiunto che il decreto, ha pero' i suoi meriti, ''distingue le universita' virtuose da quelle con i bilanci in rosso, destina il 7% dei fondi ritagliati dall'FFO a premiare la qualita' e l'efficienza, accresce i finanziamenti per borse di studio e per le residenze, allevia la stretta sul reclutamento innalzandolo al 50% rispetto al 20% delle universita' virtuose. Si ripromette dunque di privilegiare la competititiva' attraverso una scrupolosa valutazione dei risultati raggiunti rispetto a quelli attesi sia intermini collettivi, sia in termini di risorse umane (professori-ricercatori).'' Bistoni ha riconosciuto il diritto dei giovani che protestano per il loro futuro (nell'aula Magna numerosi erano i giovani ricercatori con maglietta bianca) poiche' c'e' solo ''lavoro precario o nella migliore delle ipotesi, un posto di ricercatore, ma senza prospettive''. Ha citato una scritto del prof. Salvatore Settis, per il quale l'universita' italiana era diventata la piu' vecchia del mondo, dove i docenti ultrasessantenni sono il 25% contro il 5% degli Usa, l'8% della Gran Bretagna; quelli sotto i 35 anni sono meno 1% contro l'8% degli Usa, il 16% della Gran Bretagna''. Condividi