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E' in corso da questa mattina alle 10 la seduta del Consiglio regionale: in programma la discussione della riforma di Sviluppumbria (approvata a maggioranza, ha votato contro il Pdl) e la richiesta di quattro consiglieri (Vinti e Lupini del Prc, Bracco del Pd e Girolamini dello Sdi) di istituire una commissione di inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Umbria. Dopo una sospensione durata oltre 50 minuti, il consiglio ha ripreso i lavori alle 13,20. Ha preso la parola il capogruppo di Rifondazione comunista, Stefano Vinti, per illustrare i termini della richiesta. "Anni fa la procura antimafia nazionale - ha ricordato Vinti - definì l'Umbria a basso rischio infiltrazioni mafiose e Nicola Miriano, procuratore capo, nel 2001 disse che la mafia classica, quella che ha il governo del territorio, in Umbria non trova facile terreno. Nel febbraio 2008, il senatore Francesco Forgione ha invece definito l'Umbria una base di smistamento e progettazione delle mafie italiane e straniere, a partire dalla 'ndrangheta, citando le cosche Facchineri e Farao-Marincola, attive nella gestione della prostituzione. Altri interessi criminali sono stati individuati nei settori energetico, turistico e commerciale. L'Umbria sarebbe inoltre crocevia per le rotte delle droghe (cocaina, eroina, hascisc) che arrivano in treno ed aereo ed è quarta in Italia per cocaina sequestrata, mentre sono seimila le dosi di droga vendute al giorno. Infine l'Umbria è prima per le morti per overdose rispetto a numero abitanti. Le mafie si rafforzano anche grazie al narcotraffico, come dimostrano recenti inchieste della procura di Perugia". Per Vinti, tutti questi segnali "preoccupano", anche se magistratura e forze di polizia "stanno contrastando con grande decisione il fenomeno criminale in Umbria, a partire dal contrasto duro allo spaccio di droga a Perugia. Il capoluogo in particolare è stato individuato come centro di commercio di droga in Italia centrale. Certo occorrono la prevenzione ed il recupero, ma anche serve anche il contrasto del fenomeno criminale. Ci preoccupa il fatto che la nostra cultura ci possa rendere indifesi: occorre quindi che le istituzioni si mettano in allerta, mobilitando le coscienze e predisponendo tutti quegli atti che servono a difendersi da un percorso di infiltrazione mafiosa che vede l'Umbria come luogo dove reinvestire capitali illeciti". Condividi