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di Daniele Bovi “Io non cambio, è cambiata Rifondazione”. Questo il succo della conferenza stampa tenuta questa mattina da Maria Rita Manfroni, l’ormai ex presidente del gruppo consiliare al Comune di Perugia di Rifondazione. La Manfroni aveva comunicato ieri con un fax inviato a Luciano Della Vecchia le sue dimissioni e l’adesione al gruppo misto. “Non è decisione improvvisata – ha detto questa mattina la Manfroni -, ma maturata nell’area vendoliana: ad aprile abbiamo subito una sconfitta clamorosa. A cianciano sentivamo l’esigenza di fare una sinistra diversa, allargata e partecipata, ma il partito dopo il congresso è stato guidato da una dirigenza autoreferenziale, identitaria, che ha preferito alla costruzione del partito azioni simboliche, come quella della distribuzione delle pagnotte, che sanno di populismo ma che non riescono a dare una idea diversa di sinistra”. Decisivo, per la decisione della Manfroni, anche l’affaire Sansonetti-Liberazione: “Con il licenziamento di Sansonetti mi sembra che si pretenda un giornale sottomesso alla linea del segretario: è una vicenda che ha accelerato la mia decisione. Una cosa vergognosa e indegna”. Per il futuro, la Manfroni dice che non tirerà i remi in barca: “C’è bisogno di una sinistra che deve cogliere i nuovi bisogni della gente, in un paese degradato culturalmente e civilmente. Da questo degrado deve nascere una sinistra forte, capace di rinunciare alle nicchie di potere. Non credo che sarò facile, non ci saranno scorciatoie”. Lo spazio in cui la Manfroni continuerà il suo lavoro sarà quello dell’associazione vendoliana de La Sinistra. Un percorso, quello della ex presidente, che guarda più lontano delle prossime scadenze amministrative ed europee: “Questa decisione non prefigura nulla sul piano delle prossime amministrative, penso che la politica si possa fare anche senza candidature e senza posti di potere, non vivo il mio percorso di fuoriuscita come una scissione. Vorrei un partito in grado di aprirsi e di rinnovarsi, di contaminarsi: miro a un movimento di sinistra ampio e plurale”. La conferenza nella sala ex giunta del Comune di Perugia è stata di quelle affollate da giornalisti e non solo. Spettatori incuriositi erano anche l’italvalorista Peppino Lomurno e Fabio Faina dei Comunisti italiani. Ma è alla fine che si concentrano gli attacchi della Manfroni (al cui fianco sedevano Katia Bellillo e il consigliere regionale del Prc Pavilio Lupini) al coordinatore comunale Della Vecchia (che ieri dalle colonne di UmbriaLeft aveva chiesto le sue dimissioni anche da consigliere) e al segretario Vinti: “In consiglio comunale ci sono entrata con i voti, non con il listino di Rifondazione. Se Della Vecchia dice questo adesso mi spiego perché a 41 anni ancora non si è laureato in Giurisprudenza: c’è un principio costituzionale che invita a non mollare il posto ottenuto con il consenso popolare, mi dispiace che questo laureando plurifuoricorso non ricordi questo. A Vinti (che aveva sostenuto come quella della Manfroni fosse una scelta nichilista, ndr) dico che mi dispiace perché ritengo di continuare un percorso di grande coerenza: chi è tornato indietro non sono io. Vinti, nella fase precongressuale, senza neanche riunire la segreteria ha aderito al movimento di Ferrero. Rifondazione dell’Umbria ha dato alla sua storia una sterzata irreversibile. Non è guardando al passato che si risolvono le cose. Io non cambio: è cambiata Rifondazione”. Condividi