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TERNI - Il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell'Arma dei Carabinieri di Firenze riconsegnera' alla parrocchia di San Giovanni Evangelista di Vacone, il dipinto su tavola in forma di trittico attribuito a Marco Antonio Aquili, trafugato dalla chiesa parrocchiale negli anni Ottanta. La cerimonia di restituzione si svolgera' presso la chiesa di San Giovanni Evangelista di Vacone, uno dei comuni della Sabina al confine tra la provincia di Terni e Rieti, domenica 11 gennaio alle ore 11 alla presenza del vescovo di Terni-Narni-Amelia Vincenzo Paglia, del sindaco Romano Renato Renzi, del parroco don Donato Katawa, del funzionario di zona della Soprintendenza per i beni storici, artistici e etnoantropologici per il Lazio e dei rappresentanti militari del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze. L'opera, rinvenuta presso un collezionista italiano, rappresenta tre santi molto venerati nel territorio di Vacone: San Paolo apostolo, San Giovanni Apostolo ed Evangelista e Santo Stefano protomartire, accompagnati rispettivamente da tre scene relative al loro martirio. Marco Antonio Aquili, secondogenito del piu' noto Antoniazzo Romano (Roma, 1435-1508) attivo dal 1460 al 1510 a Roma e nel Lazio, e' stato spesso confuso tra il folto gruppo di allievi, che segui' il padre e di cui l'unica sua opera firmata pervenuta e' il trittico dipinto per il refettorio di Santa Chiara, ora nel Museo civico di Rieti. L'attivita' di Marco Antonio e' documentata a Rieti nel primo quarto del XVI secolo; forse in tale periodo l'artista potrebbe aver realizzato il trittico su commissione della comunita' cristiana di Vacone, per la chiesa parrocchiale interessata in quel periodo da un consistente intervento di rifacimento terminato nel 1539 e volto a modernizzare l'aspetto interno ed esterno. Altre presente pittoriche di Marco Antonio - e' detto in una nota - si riscontrano nelle collegiate di Collescipoli e nella chiesa agostiniana di Narni. ''Il trittico di Marco Antonio sulla macchina dell'altare maggiore'' - ha spiegato Giuseppe Cassio dell'Ufficio per i beni culturali ecclesiastici della diocesi - rappresenta ancora oggi l'immagine liturgica principale della chiesa, perche' ritrae i santi legati alla comunita' di Vacone, vale a dire l'apostolo Giovanni (titolare) e il protomartire Stefano al quale e' dedicata una chiesa diruta risalente al X secolo. Accanto a loro la committenza ha inteso includere l'apostolo Paolo, in quanto corresponsabile del martirio di Stefano secondo quanto riferiscono gli Atti degli Apostoli. Il dipinto, quindi, e' da considerarsi una esaltazione pittorica della Chiesa primitiva, guidata dall'esempio e dalle opere di san Giovanni ''il discepolo che Gesu' amava'', di Santo Stefano, primo ad aver dato la vita per testimoniare la sua fede in Cristo per la diffusione del Vangelo e di san Paolo, il quale, da persecutore che era, divenne ''servo di Cristo, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio''. Il dipinto sara' collocato nuovamente sulla macchina dell'altare maggiore della chiesa di Vacone, realizzata appositamente nel XVII per custodire l'opera e dotata di un avanzato sistema di sicurezza, in attesa di un intervento di restauro, che la Diocesi si augura di poter avviare entro l'anno, grazie alla sensibilita' delle Istituzioni preposte ad investire per la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali. Condividi