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Caro segretario, ho visto il manifesto su Berlinguer che avete affisso a Roma. Mi è molto piaciuto. Mi spieghi però perché un partito che fa un manifesto così rimane in giunta a Napoli? Giulia Donaggio Cara Giulia, sono contento che quel manifesto ti sia piaciuto e penso che dalla giunta di Napoli sia necessario uscire. Io credo che Berlinguer sulla questione morale avesse ragione. L'etica pubblica di questo paese fa mediamente schifo ed è - a mio parere - in fase di peggioramento. Gramsci aveva analizzato in modo approfondito questo fenomeno, dal trasformismo in avanti e lo aveva giustamente connesso ad un elemento di lungo periodo, che risale alla controriforma e alla mancata costruzione di una etica pubblica in questo paese. Berlinguer aveva giustamente posto l'elemento della questione morale come un a priori rispetto alla politica, come elemento fondante, basilare, non come una questione accanto ad altre. Io non sono per nulla un berlingueriano e sulla linea politica di Berlinguer non sono quasi mai stato d'accordo, ma credo che gli vada riconosciuto il merito storico di aver colto questo elemento che continua - oggi come ieri - ad essere il punto dirimente per la possibilità di porsi il tema della trasformazione sociale del paese. L'assenza di etica pubblica è infatti il dato caratterizzante delle classi dominanti e dei loro accoliti in questo paese. Oggi è quindi necessario rifarsi a Berlinguer e alla "diversità comunista" di cui lui era portatore ma è necessario ragionare su cosa è successo da Berlinguer ad oggi. Non a caso il manifesto riporta - oltre alla frase di Berlinguer - la frase: «basta con il bipolarismo degli affari». Berlinguer parlava nell'epoca del nascente pentapartito, oggi siamo in una situazione in cui gli indagati per mazzette e corruzione sono generalmente appartenenti ai due più grandi partiti, Pdl e Pd, facendo intravedere un trasversalismo affaristico che qualifica in modo ulteriormente negativo quel "bipolarismo tra simili" che abbiamo denunciato spesse volte nel corso di questi anni. Questo ci rimanda ad una prima questione. La vicenda di tangentopoli e di mani pulite all'inizio degli anni '90, ha prodotto un sistema politico che è esattamente alla base dell'attuale fase di inchieste. Da tangentopoli si è usciti demonizzando il sistema dei partiti, con la teorizzazione dei partiti leggeri e con la costruzione del sistema bipolare basato sui principi del maggioritario uninominale e di una spiccata tendenza presidenzialista a partire dai sindaci. Da tangentopoli si è usciti con una demonizzazione della proprietà pubblica e una glorificazione delle virtù del mercato. Come si vede in questi giorni tutti questi elementi sono esattamente alla base delle inchieste. La distruzione dei partiti di massa ha prodotto una miriadi di partiti locali, ognuno con il suo conducator, con il suo signorotto, che gestisce la politica in modo ovviamente subalterno ai potentati locali. Le privatizzazioni, le esternalizzazioni e gli appalti, in un paese dal capitalismo straccione, hanno semplicemente moltiplicato a dismisura le occasioni di corruzione, come dimostrano le inchieste a partire da quelle sulla sanità. La distruzione dei partiti come "spazio pubblico" di dibattito politico e la conseguente costruzione di uno spazio privatizzato come quello dei comitati elettorali, è il corollario di questa dinamica. Il fatto che le inchieste locali coinvolgono esponenti delle maggioranze e delle minoranze, la dice lunga su cos'è il bipolarismo in questo paese, in cui la superficie di contatto con i poteri forti - e non certo una comune e condivisa etica pubblica - costituisce nei fatti il collante del sistema politico. La gestione politica e la risposta politica a tangentopoli è stata quindi la produzione di un sistema politico - la seconda Repubblica - strutturalmente subalterno al mondo degli affari e ai suoi addentellati negli altri poteri, a cominciare da quello dell'informazione. Si tratta di capire allora come affrontare oggi questa vicenda da cui - occorre sottolinearlo con forza - Rifondazione Comunista non solo è estranea ma ha contribuito in modi decisivi alla sua esplosione. A Pescara con le denunce sulle vicende della sanità privata e dell'acqua, a Torino sui rifiuti, a Napoli sulle vicende della Globalservice e non solo. Gli amministratori di Rifondazione non solo non sono toccati dalle inchieste ma hanno denunciato pubblicamente queste vicende da tempo. Se si dovesse dire con uno slogan quel è la differenza tra la destra e Rifondazione Comunista potremo tranquillamente affermare che gli esponenti della destra riescono ad essere dentro il sistema delle mazzette anche quando sono all'opposizione mentre i compagni e le compagne di rifondazione comunista non solo ne sono estranei, ma li hanno denunciati anche quando erano al governo. Non è poco. Non è poco ma non è sufficiente. E' infatti evidente che l'attuale tornata di "mani pulite" è gestita per avvalorare la tesi che tutti sono uguali. Non solo perché lo dice Berlusconi. Il fatto che il sistema informativo accomuni le inchieste sugli assessori che progettavano le tangenti con il nostro compagno Giulio Riccio, che è indagato a Napoli per aver utilizzato l'auto di servizio per recarsi in Tribunale a Cosenza per testimoniare ad un processo contro i no-global, la dice lunga su una situazione in cui - per usare un francesismo - molti stanno mettendo la merda nel ventilatore. Siamo quindi in una situazione in cui la questione morale segnala la crisi della seconda Repubblica; dall'altra è l'universo della politica, in quanto tale, che viene distrutto e l'unica forma in cui viene legittimato l'antiberlusconismo, è quello del giustizialismo dipietrista. Siamo quindi interrogati su come uscire da questa situazione, in cui, la destra, usa la crisi economica per proporre la guerra tra i poveri destrutturando la società, e la questione morale per destrutturare completamente la politica. In primo luogo io credo che occorra fare scelte chiare sul terreno istituzionale. A Napoli è necessario segnare in modo forte una discontinuità, con l'azzeramento della giunta. Proprio per preservare l'onorabilità e la credibilità del sindaco e di chi non è coinvolto negli illeciti - i nostri assessori e il nostro partito in primo luogo - è necessario praticare una rottura. Ogni scelta che prevedesse un grado minore di discontinuità di questo sarebbe destinato - seppur animato dalle migliori intenzioni - ad alimentare una ulteriore perdita di credibilità nostra e della politica. Si azzeri la giunta e il Sindaco - a cui ribadisco la mia stima - presenti una proposta per affrontare le emergenze della Città. Daremo il nostro contributo ma - io ritengo - senza assumere incarichi di governo. In secondo luogo io credo che nella crisi occorre cogliere un dato strategico, di fondo. Per una forza come la nostra, che propone una uscita da sinistra dalla crisi e una alternativa di sistema, non è pensabile di ricostruire il nostro ruolo politico a partire da una centralità assorbente delle istituzioni. Il bipolarismo, con i suoi addentellati di trasversalità dettato dai poteri forti, determina una torsione tale della politica che una centralità del terreno della rappresentanza non può che sfigurarci. Solo una ridislocazione del partito nella società, nella costruzione di lotte e di pratiche mutualistiche, può ricostruire il senso profondo di una politica di sinistra, di quella diversità comunista a cui Berlinguer faceva riferimento nelle sue parole. Oggi siamo dentro una crisi economica che si intreccia con la crisi politica. Il tutto porta a definire questa crisi come una crisi "costituente": se dal fallimento strategico della sinistra moderata ne trarrà vantaggio solo la destra e l'ipotesi giustizialista di Di Pietro, oppure potrà riemergere una ipotesi di sinistra, deriva in primo luogo da questo: dal nostro grado di autonomia politica e culturale e dalla nostra capacità di ridefinire il nostro essere comunisti all'interno delle dinamiche sociali. Al tentativo di uscita dalla crisi in senso plebiscitario occorre rispondere attraverso la costruzione del protagonismo di massa e l'autorganizzazione sociale. Non ci sono scorciatoie. Condividi