sciopero Perugia12.JPG
Per la Cgil di Perugia il 2009 si aprirà così come si è chiuso il 2008, con la mobilitazione. Infatti, dopo lo sciopero generale del 12 dicembre con la grande manifestazione che ha portato in piazza IV Novembre circa 8mila persone, già il tre gennaio prossimo il sindacato sarà di nuovo in piazza per dare vita ad un presidio davanti alla prefettura di Perugia e continuare la sua azione di pressione sul Governo affinché “cambi radicalmente rotta e cominci a mettere in campo provvedimenti di sostegno ai lavoratori e ai pensionati”. L'annuncio è stato dato stamattina nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno della Camera del Lavoro provinciale dal segretario generale Mario Bravi che ha anche fatto il punto, insieme a Franco Selis, segretario organizzativo della Cgil di Perugia, Maurizio Maurizi, responsabile della zona Alta Umbria e Alessandro Piergentili, segretario generale Fiom Cgil Perugia, sul continuo aggravarsi della crisi economica che sta colpendo il territorio provinciale. “Solo nel settore metalmeccanico abbiamo nella nostra provincia 3.000 lavoratori in cassa integrazione – ha detto Bravi in apertura di conferenza stampa – mentre in edilizia i posti di lavoro già persi sono più di mille. Complessivamente stimiamo che siano circa 8mila i posti di lavoro a rischio e si tratta di dati prudenti, in linea con le previsioni di Confindustria a livello nazionale”. Dunque, una crisi “vasta”, devastante in alcune realtà territoriali come l'Alta Umbria e la fascia appenninica, che secondo la Cgil “non va sottaciuta” come stanno invece facendo “troppi soggetti nella politica e negli altri sindacati”. E non sono mancati infatti i richiami a Cisl e Uil, invitate a riflettere su quello che è successo il 12 dicembre: sull'adesione allo sciopero che (anche secondo le rilevazioni dell'Enel sui cali di energia utilizzata nelle fabbriche) è stata pari a quella che si registra solitamente nelle iniziative unitarie, e poi su quella piazza, piazza IV novembre, gremita di pensionati, studenti e lavoratori, soprattutto giovani. “Sono la nuova classe operaia di questa provincia”, ha spiegato Bravi, ed è a loro che partiti di centrosinistra e sindacati dovrebbero guardare per orientare le loro politiche e le loro azioni. Della situazione nel settore metalmeccanico e della delicata questione Merloni ha parlato in maniera dettagliata anche Alessandro Piergentili, segretario generale Fiom Perugia. Sono 32 al momento le aziende della provincia in cui è attivata la cassa integrazione ordinaria, che in alcuni casi va avanti dal mese di settembre dando luogo a “problemi sociali gravi” per i lavoratori che si ritrovano per tutto questo tempo con una paga di 5 euro l'ora. Problemi che stanno vivendo appieno i 1050 lavoratori della Merloni di Gaifana, azienda in amministrazione straordinaria ma ancora “senza un piano industriale credibile per il rilancio” e alle prese con “seri problemi di liquidità”, anche per colpa di un sistema del credito “assolutamente latitante” e dei “troppi silenzi che nel corso degli anni la Cisl, organizzazione maggioritaria in azienda, ha concesso alla vecchia direzione, attualmente estromessa dal commissariamento”. Ma la crisi non si limita a colpire i lavoratori e i pensionati di questa provincia. “Anche il sindacato risentirà le conseguenze di questa situazione drammatica”, ha spiegato Franco Selis parlando dello stato di salute della Camera del Lavoro. “Noi – ha detto – puntiamo a mantenere stabile il nostro numero di iscritti, quasi 90mila in questa provincia, cifra che ci rende di gran lunga la più grande realtà sociale organizzata di questo territorio. Sappiamo però che non sarà facile, perché le perdite di posti di lavoro incideranno anche sul nostro insediamento”. Infine, Maurizio Murizi, responsabile della zona Alta Umbria, ha illustrato la situazione specifica di questo territorio, forse il più colpito della provincia, insieme alla fascia appenninica, perché altamente industrializzato e fortemente collegato ad un settore, quello dell'automotive, che sta subendo più di altri i colpi della crisi e sul quale la Cgil chiede l'apertura di un apposito tavolo regionale. I dati parlano da soli: nel 2008 (fino al 30 novembre) le ore di cassa integrazione utilizzate in Alta Umbria sono state 90mila, contro le 40mila del 2007. A questa cifra, di per sé inquietante, vanno poi aggiunti 2.300 lavoratori in disoccupazione e altre centinaia in cassa integrazione straordinaria, come ad esempio i lavoratori Seas. “Reagire alla crisi si può e si deve come ha dimostrato la piazza del 12 dicembre – ha concluso il segretario generale Mario Bravi – e noi intendiamo continuare a dimostrarlo già dall'iniziativa del prossimo 3 gennaio”. Condividi