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PERUGIA - Il prof. Lamberto Briziarelli, illustre igienista dell’Ateneo perugino e autore, per conto della Provincia di Terni di due indagini epidemiologiche sulla Conca ternana che si trasformeranno presto in un rapporto annuale, è stato interrogato dal Corriere dell’Umbria ed ha rassicurato: la diossina a Terni non c’è, come pure non c’è neanche a Perugia. E sì, perché questo studioso, dal cui osservatorio provengono i dati che misurano lo stato di salute dell’ambiente, o meglio ancora certificano il rapporto esistente fra l’ambiente e la salute dei cittadini, nel suo studio mette a confronto le due maggiori realtà urbane dell’Umbria: quella perugina, dove il quadro è influenzato prevalentemente dal traffico veicolare, e quella ternana che, come abbiamo visto, risente prevalentemente dal fattore industriale, l’attività siderurgica soprattutto. Le sue rilevazioni si discostano un po’ dall’ultimo studio dell’Arpa sulle caratteristiche del Pm10, ovvero su ciò che contengono le polveri, ma su una cosa concordano pienamente: non c'è nessuna traccia di diossina. “Certo che gli inceneritori producono diossina – ha ammesso Briziarelli nel corso dell’intervista concessa al quotidiano umbro – ma tutti i valori rilevati strumentalmente, soprattutto dall’Arpa, affermano che i limiti della diossina sono assolutamente bassi e al di sotto della soglia”. “Se la procura ha altri valori non so – ha poi aggiunto – ma i dati che abbiamo noi per quanto riguarda la diossina sono assolutamente tranquillizzanti”. A preoccupare lo studioso sono semmai gli scarichi nel Nera, perché – ha affermato – questi “si depositano li per anni”. Ed a preoccuparlo ancor più sono gli sconfinamenti a Terni del Pm10 e dell’ozono ed è proprio su questi fattori che il Wwf aveva denunciato il Comune, nel settembre scorso, incolpandolo di non aver saputo gestire il traffico. Ma questa è tutt’altra questione e Terni non è certo l’unica città italiana a soffrire per tale carenza. Condividi