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PERUGIA – “Il potenziamento della ricerca e del suo collegamento con le imprese umbre rappresenta uno degli obiettivi strategici delle politiche regionali per rafforzare il sistema Umbria e la sua competitività e vanno in questa direzione le azioni che la Regione Umbria promuove, dal 2004 con un percorso innovativo, all’interno della programmazione del Fondo Sociale Europeo, avvalendosi anche degli altri strumenti comunitari”. Lo ha sottolineato l’assessore regionale alle Politiche attive del lavoro, Maria Prodi, intervenendo al convegno sul “Ruolo del Fondo Sociale Europeo nella ricerca e l’innovazione” che si è svolto stamani a Perugia, alla Sala dei Notari. “Evento di lancio” della nuova programmazione operativa regionale del Fondo Sociale Europeo (in sigla “Fse”) per il periodo 2007-2013, all’incontro hanno preso parte giovani laureati beneficiari degli interventi attivati dalla Regione, rappresentanti delle istituzioni coinvolte, enti di ricerca, del mondo produttivo e delle forze sociali. “La sfida nella quale siamo impegnati – ha detto l’assessore – è quella di operare sempre di più, e sempre meglio, per accrescere il ruolo della ricerca e della qualità della ricerca, che è centrale per il rilancio dell’economia e dell’occupazione nel nostro Paese, nonostante sia spesso sottovalutato e non sostenuto da adeguati investimenti”. “L’Unione Europea – ha rilevato Philippe Hatt, capo unità della Direzione generale ‘Occupazione, affari sociali e pari opportunità’ della Commissione Europea – nel porsi, con la ‘Strategia di Lisbona’, l’obiettivo di diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica, capace di una crescita duratura, con un aumento e un miglioramento dei posti di lavoro e una più grande coesione sociale, ha valutato come cruciale il ruolo della ricerca scientifica per affrontare le sfide di un mercato globalizzato e caratterizzato da rilevanti trasformazioni. Con il ‘braccio operativo’ del Fondo Sociale Europeo – ha aggiunto – la Commissione Europea è pronta a fare la sua parte sostenendo progetti, come quelli presentati dall’Umbria, volti a favorire ricerca e innovazione e il trasferimento delle esperienze realizzate”. “L’invito e l’auspicio che rivolgo all’Umbria in questa giornata che segna il debutto ufficiale della nuova programmazione umbra del ‘Fse’ – ha proseguito Hatt – è quello di mantenere gli impegni presi, come è stato fatto con la programmazione del 2000-2006, e di implementare il partenariato, perché soltanto con la collaborazione di tutti i soggetti interessati si potranno conseguire gli obiettivi della crescita economica ed occupazionale e della coesione sociale”. Impegno e auspicio sono stati raccolti dal direttore regionale allo Sviluppo economico della Regione Umbria, Ciro Becchetti. “La Regione – ha detto – intende utilizzare completamente ed efficacemente le risorse comunitarie, migliorando sempre più il livello di competitività dell’Umbria. Nella programmazione regionale viene attribuito un ruolo centrale alle risorse umane per lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione, con consistenti risorse. Nel 2008 – ha aggiunto - sono state attivate misure per oltre 30 milioni di euro, con tre tipologie di azioni: assegni di ricerca per giovani ricercatori, master per laureati in discipline scientifiche e una ‘azione di sistema’ volta a stabilire reti di collaborazione a livello europeo tra Università, parchi scientifici e imprese tecnologicamente avanzate. Quest’ultima, in particolare, consentirà ai ricercatori umbri di effettuare esperienze in centri di ricerca o imprese europee e, allo stesso tempo, potranno giungere in Umbria ricercatori da altri Paesi europei”. I bandi attivati nel 2008, a valere sui finanziamenti del “Por Fse” (Programma operativo regionale) 2007-2013 che ammontano complessivamente a 220 milioni di euro, sono stati illustrati nel dettaglio dalla dirigente del Servizio regionale Politiche attive del lavoro, Emma Bobò. “Particolare attenzione – ha detto fra l’altro – viene data allo sviluppo delle risorse umane nella ricerca e l’innovazione legata alla ricerca, al potenziamento delle reti tra Università, centri di ricerca, poli tecnologici e centri di eccellenza e il settore produttivo, anche attraverso l’attivazione di percorsi formativi e incentivi all’occupazione”. In particolare, per il bando che ha previsto assegni di ricerca e incentivi all’occupazione con una dotazione finanziaria complessiva di 3 milioni e 800mila euro, alla scadenza del 15 settembre 2008, ha comunicato la dirigente regionale, sono pervenute 759 domande di finanziamento. Sono in corso le procedure d’istruttoria. Le esperienze e i risultati delle attività di ricerca, incentivate in Umbria con le risorse del Fondo sociale europeo nel periodo di programmazione 2000-2006, possono essere giudicati in modo positivo. È quanto ha evidenziato la ricerca dell’Agenzia Umbria Ricerche (“Aur”), illustrata stamani nel corso del convegno alla Sala dei Notari da Anna Ascani, direttore dell’agenzia regionale. La ricerca ha preso in esame due bandi della Regione Umbria, rivolti a giovani laureati, (bando “Cresci” e bando Regione Umbria) con i quali sono stati finanziati nel complesso, con assegni di ricerca o borse di studio, 382 progetti, per un totale di oltre 8 milioni di euro. Le “ricadute” occupazionali sono state incoraggianti: nel caso del bando “Cresci” il 95% degli assegnisti, a conclusione dei loro progetti, ha dichiarato di avere trovato un’occupazione o di avere proseguito la propria attività di ricerca con altri assegni o borse. L’81% degli assegnisti del bando “Regione Umbria” ha dichiarato che il soggetto “ospitante” (cioè l’impresa o l’istituto di ricerca) ha manifestato interesse per una eventuale collaborazione futura. La ricerca, in questo caso, è stata realizzata mentre i progetti erano in corso. Sono stati “intervistati” anche le imprese ospitanti e i “tutor” scientifici degli assegnisti circa l’impulso che le loro attività di ricerca possano avere ricevuto dai progetti realizzati. Le risposte sono state “positive”. Il 76% di coloro che, dopo aver vinto il bando, hanno rinunciato al finanziamento del progetto ha dichiarato di avere conseguito un’occupazione più vantaggiosa. La ricerca ha “disegnato” la figura dell’”assegnista medio”, che ha tra i 27 e 34 anni, è laureato in corsi del vecchio ordinamento o specialistici del nuovo (prevalenti ingegneria, biologia e agraria), ha origini umbre ed ha realizzato un progetto con un grado di innovatività medio/alto. In sostanza, a giudizio della indagine dell’Agenzia Umbria Ricerche, “l’occupazione, lo sviluppo della ricerca e il contribuito a frenare la ‘fuga di cervelli’ dall’Umbria sono stati i fattori maggiormente sviluppati”. La burocrazia e le difficoltà nel reale utilizzo dei progetti sono le maggiori “criticità” riscontrate. Intervenendo poi alla cerimonia di consegna degli attestati relativi all'attività di ricerca svolta dei beneficiari delle borse di studio finanziate nell'ambito dei programmi comunitasri del "Fse", con la quale si è di fatto concluso il convegno, la presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, ha affermto che “Queste borse di studio rappresentano il segno concreto del nostro investimento per la ricerca e l’innovazione. E investendo su di voi, sui giovani, investiamo sul futuro dell’Umbria. Il vostro successo sarà il successo della nostra regione”. “Grazie a questi investimenti – ha aggiunto Lorenzetti - e si tratta di ingenti risorse, abbiamo dato l’opportunità a voi di ulteriori occasioni di formazione, ed al sistema delle imprese di godere di preziose attività di ricerca ed innovazione. È questo uno degli obiettivi strategici su cui la Regione sta investendo da anni, al fine di elevare sia gli investimenti in ricerca delle imprese, sia aumentare la complessiva capacità competitiva del sistema Umbria”. “La drammatica crisi economica che sta investendo tutto il mondo - ha detto ancora - dimostra come sia possibile attutire ed attenuare le pesantissime ripercussioni sulle economie locali attraverso la capacità, appunto, di accrescere la qualità complessiva dei sistemi produttivi. Dunque, a fianco alle necessarie misure straordinarie che come Regione abbiamo adottato a favore dell’intero sistema economico regionale, delle famiglie e dei lavoratori per limitare le negative ripercussioni della crisi, dobbiamo continuare ad investire in ricerca e innovazione. Ciò consolidando anche il rapporto instaurato, proprio per la vostra attività, con i centri di ricerca e l’Università”. Condividi