congresso1.jpg
“Non pagheremo noi la vostra crisi, noi non abbiamo paura”. Proponiamo che il nostro congresso regionale sia attraversato integralmente da questo incipit, come risposta immediata qui ed ora all’attuale implosione planetaria di un modello di sviluppo basato sulla finanzializzazione speculativa e distruttiva per l’ecosistema e i diritti essenziali di ogni vivente. Pensiamo che gli studenti, i ricercatori, i precari, le famiglie che da settimane tengono in movimento “l’onda” abbiano aperto una feconda fenditura nell’oppressiva cappa culturale, sociale, simbolica che questo capitalismo aveva prodotto nel nostro Paese in questi anni, anche a causa delle contraddizioni, del moderatismo, e dell’economicismo propri dei governi del centro sinistra. Riteniamo che a tale protagonismo si debba rispondere con disponibilità, percorsi, linguaggi, e che con umiltà e capacità di ascolto si attivi il saper fare insieme. Ci sembra chiaro, comprensibile, che questo movimento non accetti tutoraggi, non assegni deleghe. E’ evidente che non ha ancoraggi identitari a cui tornare se si richiude la fenditura. Sanno che si giocano il presente ed il futuro. Se Rifondazione Comunista vuole essere utile occorre uno straordinario impegno di ricostruzione di conoscenza, cultura e analisi quindi di senso, precondizione per ottenere il consenso. Consapevoli che la crisi di questo capitalismo scuote in profondità la realtà che si è prodotta in questi anni, una vera devastazione culturale , ambientale, sociale, in sostanza una regressione di civiltà. Ora governo e Confindustria in perfetto accordo presentano il conto ai migranti, alle donne, alla scuola pubblica, ai lavoratori precari e non, ai pensionati. Ridisegnando i poteri reali: demonizzando ogni forma di diversità e conflitto, candidandosi ad utilizzare enormi risorse pubbliche per tutelare i profitti di pochi, destrutturando il contratto nazionale, il ripristino del lavoro a chiamata, l’indebolimento delle norme di contrasto al lavoro nero e irregolare, la subalternità delle norme sulla sicurezza rispetto alla logica del profitto, l’elemosina per i poverissimi, affermando l’oggettività dell’evasione fiscale e i miliardi pubblici alle banche. In tale contesto occorre partire da due campi di lavoro. L’inadeguata e contraddittoria azione dell’opposizione in Parlamento a cominciare da quella del PD tutto impegnato in un dilaniante confronto interno, e la straordinaria possibilità che offre la posizione della CGIL che propone una reale alternativa alla deriva istituzionalizzante e subalterna del sindacato degli Enti bilaterali, separato dalle condizioni e dai bisogni dei propri rappresentati a cui molti stanno lavorando. La proclamazione da parte della CGIL dello sciopero generale del 12 dicembre offre uno straordinario terreno unitario all’insieme della sinistra in ogni comunità, per un lavoro di connessione, di incontro sociale e fisico tra soggetti sociali portatori di storie, solitudini, aspettative che ridetermini un riconoscimento e racconto reciproco di massa, dove non sia in discussione e in competizione la visibilità concorrenziale delle singole forze e associazioni organizzate ma ognuno partendo da sé contribuisca alla determinazione di un politica economica alternativa a quella del governo. Non si regredisce, e se ne esce se il “non pagheremo noi la vostra crisi” e il “noi non abbiamo paura” saranno il lievito di comunità che mettono insieme a tema cosa produrre, come, quanto, per chi, declinandolo anche a livello locale con proposte concrete per delineare alleanze e programmi per le amministrative. Dobbiamo rifuggire ogni forma di nuovismo di maniera ma avere la consapevolezza che le stesse forme e le modalità del fare politica di cui siamo impregnati non sono più adeguate. La stessa manifestazione delle donne contro la violenza e la loro elaborazione sulla differenza di genere, pone un problema di radicale rimessa in discussione delle forme e modalità di rappresentanza e agenda politica. Tutti dobbiamo saper correre, pensare ed agire. Non possiamo negare l’evidenza: è a tema la rifondazione della Sinistra. Per questo rimaniamo convinti che il congresso di Chianciano ha delineato un partito, un progetto politico e modalità non adeguati dopo la sconfitta di aprile e lo scenario attuale. Per questo l’Area Rifondazione per la Sinistra era e resta convinta che non ci sono scorciatoie nè tanto meno scissioni da annunciare e praticare. In Umbria sono già visibili i segni della ricaduta delle crisi e delle azioni del Governo Berlusconi. L’impatto nei prossimi mesi (i più duri) con la nostra realtà, per come è conformata, sarà durissimo. Coesistono decine di Multinazionali, parte delle quali sono in profonda riorganizzazione produttiva e finanziaria (chimica) che stanno determinando chiusure e cassa integrazione, la stessa Krupp risente della congiuntura. Entrambi i settori sono caratterizzati da scarsa innovazione di processo e di prodotto, con l’unica ossessione del contenimento del costo del lavoro. In alcune situazioni come la Merloni, la produzione del tabacco, la subfornitura alla Fiat sono in discussione la tenuta economica e di prospettiva di intere comunità che hanno segnato l’identità dell’Umbria. Sono presenti anche aziende endogene di assoluto rilievo qualitativo che potrebbero risentire delle crisi dei Paesi dove prevalentemente esportano. Il 90% delle Aziende umbre ha meno di dieci addetti, la spesa per ricerca e sviluppo e le retribuzioni sono di molto inferiori a quelle del Centro Nord, abbiamo un’alta scolarizzazione allocata prevalentemente in mansioni dequalificate e povere, un basso valore aggiunto nelle produzioni. E’ un segno distintivo che nei decenni i Governi Locali hanno determinato uno Stato Sociale e dei servizi universali e di qualità, ma sempre più è il ruolo delle famiglie (in un contesto di progressivo invecchiamento della popolazione), che contribuisce in modo determinante a prevenire e contenere gli squilibri sociali che altrimenti sarebbero laceranti. In tale contesto il combinato della crisi e delle elezioni amministrative impongono una riflessione sul ruolo e azione degli Enti Locali. Per questo consideriamo non rinviabile l’avvio di un confronto con le forze politiche che attualmente governano gli Enti Locali. E’ una grave responsabilità che il protrarsi del confronto interno al PD determini lo stallo. E’ inaccettabile che nel mentre non si eserciti il confronto e non si determina un giudizio politico di fase degli ultimi dieci anni di coalizione, il PD monocraticamente in diverse realtà locali determini aperture a forze politiche come l’UDC, programmaticamente alternativo su molti punti ai governi locali nonché portatore di posizioni ed atti di frontale contrapposizione con vere e proprie campagne di disinformazione. Come Rifondazione Comunista occorre avviare una fase di coinvolgimento delle comunità e contestualmente proporre un confronto con le forze politiche disponibili del Centro Sinistra con l’impegno a determinare una griglia programmatica. Come contributo a tale percorso e confronto pensiamo che gli Enti Locali debbano essere protagonisti con le proprie associazioni rappresentative della contestazione e rimodulazione di alcuni vincoli del Patto di Stabilità, soprattutto alla luce dei continui tagli dei trasferimenti dallo Stato agli Enti locali effettuati in questi anni a fronte di ulteriori e nuove competenze assegnategli dal legislatore. Occorre una forte caratterizzazione con atti concreti, su di una integrale deprecarizzazione della propria struttura amministrativa. Occorre determinare indirizzi affinché ogni risorsa economica disponibile e libera dei propri bilanci venga finalizzata allo sviluppo qualitativo con l’obiettivo di fare sistema e rete, indicando come strategiche in termini di salubrità e nuovo modello di sviluppo, le tematiche del risparmio del suolo, della riduzione e del riciclo del rifiuto, della ripubblicizzazione del ciclo delle acque, delle modalità della mobilità e produzione energetica sostenibili. Rispetto alle Politiche Sociali occorre determinare vertenze nei confronti dei tagli del Governo attuando nelle singole amministrazioni un monitoraggio e rivisitazione delle risorse rispetto ai soggetti fruitori. Impegno integrale nel recupero dell’evasione ed elusione dei tributi. Indirizzo di ogni atto dell’amministrazione nell’ottica di area vasta. Nessun ricorso a forme di finanza speculativa, anzi promozione di forme di commercio equo solidale e di finanza etica. Con questa impostazione appare chiaro che occorrerebbe dare un segnale politico concreto di inversione di tendenza rispetto alla separatezza e divisione: per questo pensiamo che per le Europee, indipendentemente dalle modalità elettorali, la Sinistra si dovrebbe presentare unita come una coalizione trovando modalità idonee di rappresentanza delle singole soggettività politiche. Condividi