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E' partita da pochi minuti con la relazione introduttiva di Stefano Vinti il terzo congresso regionale di Rifondazione comunista dell'Umbria. Un congresso che arriva, così come detto da Vinti all'inizio della relazione, "in una congiuntura economica e politica per molti versi inedita e carica di forti elementi di novità. L'analisi di Vinti tocca molti punti. Si parte dall'attualità innanzitutto, con la crisi finanziaria e la crisi del liberismo. "Una crisi - dice Vinti - che non è piovuta dal cielo, ma che è la conseguenza di trent'anni di politiche in cui la deregolamentazione selvaggia della finanza è stata lìaltra faccia della medaglia di un mondo di bassi salari, di una gigantesca ridistribuzione della ricchezza prodotta a favore di profitti e rendite, in cui il consumo è stato garantito del crescente indebitamento dei lavori, mentre nei paradisi fiscali si concentrava un quarto della ricchezza mondiale prodotta ogni anno". L'analisi di Vinti si concentra poi sull'azione di governo delle destre, giudicata insufficiente, inadeguata e sbagliata su tutti i versanti: lavoro, scuola, università, democrazia, sanità ed enti locali. Fondamentale per rispondere a tutto ciò è anche il rapporto con il sindacato, e con la Cgil in particolare, specialmente in un momento così difficile. Un sostegno pieno alla Camera del lavoro anche in vista dello sciopero generale del 12 dicembre di cui, dice Vinti, "sosteniamo con convinzione la piattaforma: opposizione alle politiche sociali ed economiche del governo e opposizione seria e decisa a Confindustria. Centrale per il segretario uscente (e candidato per il terzo mandato dall'area del partito che fa capo a Ferrero), è "l'aumento significativo di salari e pensioni e un salario sociale per rispondere alla crisi con uno strumneto generale di garanzia rispetto alle mille frammentazioni delle tipologie di lavoro, alle tante facce della precarietà: le risorse vanno prese dalla rendita, dall'evasione fiscale e contributiva, dalla tassazione dei movimenti speculativi di capitale. Sena dimenticare la piaga delle morti sui posti di lavoro. Capitolo di grande importanza è poi quello che riguarda l'uguaglianza, la libertà e la laicità. Una forte rivendicazione del pensiero laico di sinistra, una concezione della libertà che non sia solo individuale ma che sia "condizione essenziale della libera espressione dei corpi sociali a cui lo stato non solo permette, ma favorisce e mette a disposizione gli strumenti idonei ad esercitare compiutamente i diritti essenziali. Queste tre rivendicazioni, ascoltando Vinti, rappresentano un perno fondamentale della proposta di cambiamento di Rifondazione. Una proposta che Vinti innesta sulla fotografia della situazione economica umbra. Una regione che in questi ultimi anni ha retto, ma non ha brillato. Una economia che è sì cresciuta (tra il 2000 e il 2007) più della media nazionale, ma comunque meno della media delle regioni centrali. La relazione del segretario uscente punta il dito contro quei venti punti di scarto che separano il Pil per abitante dell'Umbria da quello delle altre regioni del centro nord. Venti punti la cui origine è da ritrovare, secondo Vinti, nella scarsa produttività originata da scarsi investimenti. Per superare questa crisi secondo Vinti è necessario, dopo gli anni dei beni immateriali e della finanza creativa, tornare al manifatturiero; tornare a ridare centralità e stratetigità ad un settore fondamentale per la regione. Bisogna poi - dice Vinti - invertire la rotta di un modello di sviluppo umbro che ha puntato troppo sulle ormai famose tre "C", ossia cavatori, cementieri e costruttori. Pieno sostegno poi alla lotta per i beni comuni, alla loro tutela, su tutti il bene più prezioso, l'acqua. Senza dimenticare l'istruzione, la salute o la previdenza. Una tutela che - dice Vinti - è allo stesso tempo politica e culturale. "Facciamo queste lotte - dice il segretario - perché siamo convinti del carattere strategico che rivestono i beni comuni in una ipotesi di trasformazione della società, innovando una lotta che appartiene appieno alla storia del movimento operaio". Arriva poi nella relazione uno dei punti più caldi, quello delle amministrative e del percorso che porta ad esse. Parola d'ordine è quella dell'apertura di un tavolo regionale tra tutte le forze della coalizione. Obiettivo, quello di un accordo che coinvolga le due province e i tre comuni più importanti, cioè Perugia, Terni e Foligno. Questo accordo, secondo Vinti, non potrà prescindere da alcuni punti precisi: necessità di misure in grado di affrontare la crisi economica e sociale, incompatibilità con i centristi di Casini e pari opportunità per le donne e gli uomini di Rifondazione. Spazio poi anche per i costi della politica, con un'apertura di Vinti per un'ulteriore riduzione delle indennità,e per la legge elettorale regionale, le cui linee guida devono essere quelle della salvaguardia del carattere plurale della rappresentanza, sia politica che culturale. L'ultimo capitolo della lunga relazione riguarda poi lo stato dell'arte per quello che attiene il partito. Rifondazione, come ribadisce Vinti, è uscita con fortissime divisioni dal congresso di Chianciano. La situazione sociale però ora è diversa, e permette di superare il trauma della sconfitta di aprile e di entrare all'interno delle lotte che interessano la società. Quindi chiudere il dibattito interno e tornare in mezzo alla gente. Soprattutto per quello che attiene la morsa del carovita che attanaglia le persone. Vinti rivendica perciò i toni dialoganti verso la minoranza del partito, la ricerca di una direzione unitaria del partito, le "piazze contro il carovita", che, dice il segretario, "non sono carità". La relazione si chiude con un riferimento al comunismo "del ventesimo secolo" dice Vinti. Un comunismo dell'uguaglianza e della libertà. Condividi