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di Daniele Bovi Novanta tonnellate di materiale ad alto rischio infettivo in un magazzino che ne poteva contenere solo 44, abbandonate al loro destino dalla metà di ottobre, anche se avrebbero essere dovute smaltire entro cinque giorni dal deposito. Siamo ad Airasca, provincia di Torino, dove c'è il capannone che accoglie i rifiuti dei più grandi ospedali torinesi, posto sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Pinerolo. Nei guai c'è finita ancora una volta la Sirio Ecologica di Gubbio, società che attraverso un’associazione temporanea d’imprese gestiva la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nei più grossi ospedali torinesi. Quando gli uomini del Corpo forestale sono arrivati sul posto la situazione era di totale abbandono. Niente recinzione, niente lucchetto e nella recinzione c'era un varco che consentiva l'accesso a chiunque. “Nel cortile – racconta il sito Cronacaqui.it - troneggiavano 4 enormi rimorchi, ovviamente aperti, contenenti decine di scatole di rifiuti infettivi. Poco dopo, al cancello si sono presentati persino i tecnici dell’Enel muniti di cesoie per tagliare la corrente: la Sirio non pagava la bolletta da tre mesi. A quel punto gli investigatori hanno deciso di perquisire anche il capannone dove c’erano altri 5 furgoni stracarichi di sostanze nocive o potenzialmente infettive”. Nonostante la pericolosità dei rifiuti, sembra che il rischio di contaminazione ambientale sia da escludere e la Sirio pur non essendo attualmente operativa, si è impegnata a cominciare lo smaltimento a partire dalla prossima settimana. L’amministratore unico della società Alberto B., 51 anni, di Prato, denunciato a piede libero, dovrà ora spiegare come sia potuto succedere tutto questo e se ci siano altre responsabilità. Le indagini sono solo all’inizio. La Sirio si trova in un vero e proprio vortice giudiziario. Alla inchiesta di Torino si aggiunge quella di Milano (per truffa al Comune e violazione delle norme sullo smaltimento) e quella bomba di Perugia, che indaga per un presunto riciclaggio di denaro sporco. Un'inchiesta che "profuma" molto di malavita. Se le accuse troveranno dei riscontri, sarebbe solo l'ennesima conferma di quanto i rifiuti siano uno dei businnes più floridi della criminalità organizzata. Anche per la pacifica e mistica Umbria sarebbe il caso di svegliarsi e di drizzare le antenne. Condividi