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PERUGIA – “Il progetto per la tutela e valorizzazione del territorio sull’asse dell’antica via Flaminia, di cui sono promotori i Comuni di Massa Martana, Acquasparta e San Gemini, si inserisce a pieno titolo nelle politiche e nelle azioni della Giunta regionale volte alla promozione dell’immenso patrimonio storico, artistico e paesaggistico quale fattore strategico per lo sviluppo del territorio”. Lo ha detto l’assessore regionale alla Cultura, Silvano Rometti, durante la presentazione a Palazzo Donini del progetto preliminare “Parco della Flaminia Martana” e dei più recenti risultati della campagna di scavi nel sito archeologico di Santa Maria in Pantano a Massa Martana, una delle testimonianze del “Parco” che si vuol istituire. La proposta è stata elaborata dai tre Comuni, insieme alla Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria, alla Pontificia Commissione per l’archeologia sacra e alla Facolta di Architettura dell’Università degli studi di Firenze. Prevede, è stato spiegato, una serie di interventi volti alla tutela e conservazione dei beni ambientali, naturalistici, archeologici e artistici, alla valorizzazione, promozione turistica ed economica del territorio con il coinvolgimento, oltre che dei soggetti pubblici, dei privati. In particolare, lo studio preliminare del progetto ha consentito di individuare quali priorità la valorizzazione della Tomba degli Zingari a San Gemini, il recupero del complesso di San Giovanni de Butris ad Acquasparta e la realizzazione dell’”albergo diffuso” a Massa Martana quale forma di ospitalità originale, per offrire ai turisti l’esperienza di vita di un centro storico. “Un progetto importante – ha rilevato Rometti – per il protagonismo dei Comuni a favore dello sviluppo del territorio e il coinvolgimento delle istituzioni scientifiche, in linea con la programmazione regionale per valorizzare gli antichi percorsi e che rientra tra gli strumenti della filiera ‘Tac’, che unisce turismo, ambiente, cultura. I relativi bandi, nonostante la loro novità, hanno riscosso un successo al di là delle aspettative, tanto che le risorse si sono rivelate insufficienti. Con la programmazione 2007-2013, la Regione – ha detto – intende investire ancora risorse a sostegno della filiera, sia a completamento dei precedenti bandi sia per i nuovi progetti”. A illustrare il percorso progettuale e gli obiettivi del “Parco della Flaminia Martana”, sono stati il vicesindaco e l’assessore alla Cultura del Comune di Massa Martana, Paolo Fumanti ed Emanuela Fabi, il vicesindaco di Acquasparta Floriana Caroli e il sindaco di San Gemini, Mauro Paci. “È un progetto scientifico serio, intelligente e virtuoso – ha detto la soprintendente per i Beni archeologici dell’Umbria, Maria Rosaria Salvatore – che parte dal basso e innesca un meccanismo di autotutela dei beni culturali, valorizzando allo stesso tempo sempre di più i nostri piccoli centri”. “Tutto è cominciato – ha ricordato l’architetto Anna Romanini, per la Pontificia Commissione di Archeologia sacra – da uno studio sulle testimonianze pagane e cristiane legate alla Via Flaminia nel tratto tra Carsulae, Acquasparta e Massa Martana, presentato con quattro mostre, la prima delle quali si è tenuta a Massa Martana il 10 maggio 1997, due giorni prima del terremoto. L’indagine non si è interrotta e nel 2005 il sindaco di Massa Martana Giampiero Gubbiotti, recentemente scomparso, ha rilanciato l’idea della valorizzazione del percorso della via Flaminia. Ne è nato un protocollo d’intesa tra i tre Comuni che ha portato al progetto preliminare che presentiamo oggi. Si inserisce - ha detto - nell’azione strategica ‘tutela e valorizzazione della risorsa Umbria’ del Patto per lo sviluppo della Regione Umbria e prevede un riassetto territoriale per consentirne la visita e, preferibilmente, il riuso”. Esempio “eclatante” della metodologia di indagine scelta, hanno sottolineato Romanini e Paolo Bruschetti della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria, sono i risultati “in itinere” del sito di Santa Maria in Pantano, a Massa Martana. Lo studio, già in atto da parte della Soprintendenza in collaborazione con la Drew University di Madison (New Jersey- Stati Uniti), ha dato i primi importanti risultati per la conoscenza e quindi la futura valorizzazione della “Statio ad Martis”, da identificarsi con il “Vicus Martis Tudertium”, importante agglomerato urbano sorto probabilmente nella seconda metà del III secolo a.C., al momento della costruzione della strada consolare. Della città era noto soltanto l’edificio pubblico inglobato nella chiesa di Santa Maria in Pantano. La prima campagna di scavo, nell’estate scorsa, “ha portato a identificare un percorso stradale, strutture murarie relative a insediamenti di epoca imperiale, strutture sottostanti di età tardorepubblicana e al recupero di una grande quantità di ceramiche, bronzi, monete coerenti con la natura urbana del sito”. È stato così possibile accertare “la presenza di un notevole centro abitato, finora solo ipotizzato. La prosecuzione degli scavi, già programmata per i prossimi anni – hanno concluso - darà ulteriore impulso alla conoscenza di un elemento importante della storia antica di questo territorio che si vuol valorizzare e promuovere”. Condividi