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Prosegue con "Il sol dell'avenire" la rassegna di documentari del Cinenema Zenith, GiovedìDOC. Stasera alla presenza dello sceneggiatore Giovanni Fasanella sarà proiettato il film presentato in estate al festival del Film di Locarno. Reggio Emilia, 1969. Un gruppo di ragazzi abbandona la locale Federazione giovanile comunista, per dar vita, insieme ad altri coetanei di provenienza anarchica, socialista, cattolica, all'Appartamento, una comune sessantottina che insegue il sogno rivoluzionario e che vede nel partito comunista al governo della città, il tradimento degli ideali partigiani e antifascisti appartenuti ai loro padri e nonni durante e dopo la seconda guerra mondiale. Dall'esperienza dell'Appartamento, di lì a due anni, usciranno alcuni tra i più duri brigatisti rossi degli "anni di piombo": Alberto Franceschini, Tonino Loris Paroli, Roberto Ognibene, Prospero Gallinari, Renato Azzolini. L'opera di Pannone e Fasanella è stata accolta e seguita con enorme interesse. Lontana da tentazioni apologetiche o celebrative, il film svolge esattamente il ruolo che dovrebbe spettare a un documentario, ovvero quello di enunciare dei fatti e porre dei problemi, senza aderire a tesi preconcette né orientare preventivamente lo spettatore. Gli autori si occupano in primo luogo di ricostruire il clima storico-politico di fine anni Sessanta nella Reggio Emilia medaglia d'oro della Resistenza, nella città in cui il governo Tambroni aveva ammazzato cinque cittadini nel luglio del 1960, fra quella gioventù che si sentì tradita dalla scelta del PCI togliattiano di abolire qualsiasi ipotesi rivoluzionaria. Certo, sentire un dirigente locale del Partito Comunista raccontare dei contatti avuti con Franceschini dopo l'entrata in clandestinità e di "offerte" che furono fatte al futuro capo brigatista affinché ritornasse su quella decisione, può dare fastidio e rievocare la celebre definizione dell'album di famiglia coniata da Rossana Rossanda. Come può essere fastidioso il distinguo di Tonino Paroli fra "il terrorismo", ovvero la violenza vile e indiscriminata delle bombe fasciste e "la lotta armata", rivolta contro bersagli più o meno dichiarati e riconoscibili. Lo stesso Fasanella, nell'ampio dibattito seguito alla presentazione della pellicola a Locarno, ha rifiutato questa interpretazione del terrosismo, ribadendo la sua condanna degli atti omicidi e criminali compiuti dalle BR, sottolineando come un opera di questo tipo possa turbare ed infastidire, ma sia alresi necessaria. Per non smettere di interrogarsi e per riportare il dibattito su un periodo fondamentale, e troppo facilmente rimosso, della storia del nostro Paese. Un film storicamenete necessario anche per continuare a chiedersi, come più volte hanno fatto sia gli autori Pannone e Fasanella, sia Maria Fida Moro, se sia più offensivo per le vittime del terrorismo un film che pone dei problemi o uno Stato che ha accettato come unica verità ufficiale quella lacunosa e contraddittoria che i terroristi hanno deciso di raccontare. Condividi