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di Eugenio Pierucci Dalla prestigiosa rivista medica The Lancet la conferma: la sanità italiana (pubblica) è la migliore d'Europa. Il dato si ricava dal fatto che l'aspettativa di vita nel nostro Paese è la più alta in assoluto: al primo posto fra gli uomini, con 80,4 anni (seguono Svezia 80,3 e Francia 79,5), al secondo fra le donne, con 85,4 anni, preceduti in questo caso dalla Francia (85,3) e seguiti dalla Spagna (85). E The Lancet attribuisce proprio alla buona organizzazione sanitaria, unitamente al buon livello dell'istruzione, il merito maggiore per questo exploit. Un sistema - nota Antonio Golini - docente alla Sapienza e membro dell'Accademia dei Lincei, che può contare, come è noto, anche sull'ausilio di una dieta particolare, quella Mediterranea, i cui benefici sono ormai universalmente riconosciuti, ma che - diciamo noi - rischia purtroppo di imbastardirsi in virtù delle "contaminazioni" che la insidiano con l'importazione di costumi alimentari che ci sono estranei. Ma c'è un pericolo ancora maggiore che si presenta al nostro orizzonte: i palesi tentativi, proprio quando anche negli Usa, ovvero nella patria del liberismo, ci si accinge ad imboccare la strada contraria, di aprire da noi la strada all'iniziativa privata. Berlusconi ed i suoi compari del centro-destra non ne fanno mistero e la mobilitazione dei grandi mezzi di informazione, che controllano direttamente e indirettamente, nel mettere di continuo l'accento sui mali della sanità nazionale, enfatizzando a questo fine gli scandali che pure non mancano (la parola "malasanità" e fra le più gettonate in assoluto), il tutto accompagnato da una diffusa omertà sui primati positivi che pure questa può vantare, è la strategia impiegata per raggiungere questo fine. L'intento è di creare un'opinione pubblica favorevole a questo disegno, incuranti del fatto che in tema di "malasanità" l'iniziativa privata ha dato in Italia molti punti a quella pubblica: vedasi, tanto per fare qualche esempio recente, la criminale attività della "clinica della morte" milanese, una struttura convenzionata con la Regione Lombardia, dove i malcapitati pazienti venivano sottoposti ad interventi chirurgici del tutto inutili dal punto di vista della loro salute, ma assai utili per incamerare i lucrosi rimborsi concessi dalla Regione medesima. Che dire poi, dell'ancora più vasto scandalo delle cliniche private del Lazio, altre fabbriche di quattrini, che travolse l'allora governatore Francesco Storace, complice anche l'ex consorte del presidente del Senato, Gianfranco Fini? Attacchi del tutto pretestuosi, dunque, che non sono mancati neppure in Umbria da parte, sempre, di esponenti del centro destra che hanno descritto la nostra sanità regionale come il peggiore dei mali in assoluto. Eppure le cose stanno ben diversamente, come attesta lo studio elaborato dal gruppo Era 2008 (epidemiologia e ricerca applicata) del quale fanno parte l'Istat, l'Ateneo romano Tor Vergata, l'istituto superiore di sanità, il ministero del Welfare e "Nebo ricerche-pa" dal quale risulta che mediamente gli italiani passano un giorno all'anno in un ospedale. Sapete qual è la regione italiana con il minor numero di ricoveri? Proprio l'Umbria. Infatti, fissato a 100 il dato nazionale, l'Umbria vanta un 81,3 fra le donne e un 80,3 fra gli uomini. Basti pensare che la regione che figura al secondo posto è il Friuli Venezia Giulia, che ha fatto meglio di noi per le donne (79,2), ma assai peggio per gli uomini (84,2). Quanto alle classiche ed "efficienti" regioni italiane governate dal centro destra, le nordiche Lombardia e Veneto, abbiamo rispettivamente i seguenti dati: 88,3, 94,8 e 82,1 e 94,7. Per non parlare poi della Sicilia che con 111,7, e 107,5 è messa ancora peggio. Come se non bastasse questo studio ha stilato al riguardo anche una sorta di classifica delle Usl più "virtuose", dalla quale emerge che l'Umbria ne ha ben due nelle prime cinque, tanto fra gli uomini che fra le donne: nel primo caso, poi, quella di Foligno, con il suo 70,69, è la prima in assoluto a livello nazionale, mentre Perugia è quarta, con 75,02. Per le donne, invece, è la Usl Bassa Friulana in testa (69,15), ma Perugia e Foligno si piazzano al quarto e quinto posto con 75,76 e 76,57 rispettivamente. Cosa significano questi dati? Ci dicono in modo indiretto - si sostiene nello stesso studio - che in alcune situazioni funziona meglio che altrove il filtro dei medici di famiglia, ma ancor di più che un ruolo importante è giocato dalla presenza di strutture territoriali alternative al ricovero, come ad esenpio gli ambulatori, così che chi denuncia un malanno qualsiasi non sempre è costretto a finire in un letto di ospedale. Il che - ci assicurano - non è indifferente per quanto riguarda il disavanzio dei bilanci. Condividi