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Era il 21 luglio 2001. Erano a Genova. Stavano dormendo in una scuola e furono pestati, feriti, insultati e calunniati perché non volevano chinare il capo davanti ai grandi della Terra, volevano far sentire anche la loro voce di dissenso. Furono pestati da reparti della Polizia di Stato. Una vicenda brutta, che ha avuto luogo nei giorni che Amnesty International ha definito “ la più grave sospensione dei diritti umani in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale”. Una città in stato d’assedio, con zone gradatamente sempre più ristrette, una città soffocata dalla “sicurezza” e con un ‘nemico’ da schiacciare, i no global, capelloni, comunisti, drogati, sfaccendati, che osano protestare, che pretendono che la Terra sia anche la loro. Dopo sette anni finalmente qualcuno pagherà per quelle violenze, per quei soprusi, per quelle calunnie. Fecero finta di trovare delle molotov per avallare l’ipotesi che la Diaz fosse un ricettacolo di pericolosi sovversivi e le bottiglie ce le avevano messe loro. Picchiarono selvaggiamente tutti quelli che erano dentro e nei dintorni della scuola: scudi, manganelli e caschi contro asciugamani, zainetti e sacchi a pelo. Oggi qualche sorriso sprezzante di coloro che presero parte attiva al quel blitz forse si spengerà: sono state chieste 28 condanne per complessivi 109 anni di reclusione per coloro che, casualmente, oggi ricoprono incarichi importanti come i vertici dell’antiterrorismo o dell’Aisi (ex Sisde) accusati di violenze, arresti illegali e costituzione di prove false. Fortunatamente non ci furono solo italiani tra vittime di quella vergognosa spedizione, ma anche dei giornalisti e cittadini del Regno Unito, che preoccupati della poca efficacia della giustizia italiana ( e come dar loro torto?) hanno deciso di raccogliere per proprio conto tutte le prove, tutte le immagini di quella notte di sangue, in promis Mark Covell, giornalista britannico massacrato a calci e bastonate nonostante avesse mostrato il pass stampa. Nei filmati che Covell ha reperito si distinguono molti di questi personaggi, tra cui uno sconosciuto ispettore napoletano in borghese che entra nella Diaz con la busta contenente le molotov da lasciare. Oggi sapremo se la giustizia italiana ha ancora qualche scintilla di dignità, se in questo paese a pagare sono soltanto e sempre i più deboli o se l’arroganza di certi poteri può ogni tanto essere punita. L’accusa e lo sdegno non devono essere rivolti alla Polizia tutta, che comunque riscuote la nostra stima e rispetto per il quotidiano lavoro che svolge, ma solo a quei loschi figuri, che dietro le quinte muovono i fili e usano le forze dell’ordine per scopi non sicuramente limpidi. Allora al governo c’era Berlusconi. Ora c’è di nuovo e minaccia di usare le maniere forti contro chi protesta, contro chi dissente dalle decisioni prese dal governo. Una condanna, oggi, sarebbe un bel segnale che la democrazia è ancora viva. Condividi