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ROMA - Da Roma arriva la prima buona novella: il progetto di riforma dell'Università proposto dalla Gelmini non partirà. Spaventato dalla rivolta scoppiata in tutta Italia e, soprattutto dagli ultimi sondaggi che si sono dimostrati disastrosi per lui, il premier Berlusconi ha deciso di fermare tutto, almeno per un po', fino a che non arriveranno tempi migliori per riproporlo. In verità è stato spinto a ciò anche dalle raccomandazioni preoccupate di Fini e Tremonti che prima di lui hanno fiutato la brutta aria che tira per il governo. Non si ferma, invece, l'offensiva contro il movimento evocata dallo stesso Berlusconi, tant'è che in molte città italiane le questure più solerti ad accogliere l'appello repressivo del premier si sono affrettate a trasmettere i fascicoli di denuncia alle rispettive procure. Copiosi fascicoli informativi sui presunti reati che i ragazzi più "facinorosi" avrebbero compiuto nel corso delle manifestazioni ed ancor più delle occupazioni. Tentano, dunque, la carta della paura per riportare la "calma", così da poter riprendere con tutta tranquillità la strada che per forza di cose hanno docuto bruscamente interrompere. Una mossa destinata però al fallimento, visto che il movimento studentesco non si lascia per nulle intimorire e già da domani annuncia la ripresa delle mobilitazione in tutte le scuole italiane. Dopo il blocco imposto all'annunciata riforme dell'università, si tratta ora di far innestare al governo di centro destra la marcia indietro anche per quanto riguarda le decisioni capestro e i tagli di risorse che si vogliono imporre alla scuola pubblica italiana nel suo insieme. Si tratta di fermare una volta per sempre ogni tentativo di privatizzarla, progetto al quale Berlusconi e i suoi non accennano a rinunciare. Condividi