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PERUGIA - Il grido''raccapriciante'' che una testimone senti' la notte del 1 novembre dell'anno scorso provenire dall'abitazione di via della Pergola 7 a Perugia fu l'ultimo, disperato tentativo di Meredith Kercher di invocare aiuto. Lo scrive il Gup di Perugia Paolo Micheli nell'ordinanza con cui ha respinto la richiesta di arresti domiciliari di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, ricostruendo quando avvenuto la notte dell'omicidio e sostenendo, dunque, che la coltellata mortale arrivo' subito dopo l'urlo. ''Una persona grida dalla disperazione anche quando vede che qualcuno si accinge a colpirla, od anche si limita a minacciarla, magari punzecchiandola prima della lesione definitiva con un grosso coltello -sostiene il giudice -: e' anzi oltremodo ragionevole ipotizzare che quel colpo letale le venne inferto proprio a causa del grido e della immanente invocazione d'aiuto che il grido comportava''. Persone capaci di ''delinquere con tanta leggerezza e con assoluto disprezzo degli altri''. E' questo il motivo principale per cui Amanda e Raffaele potrebbero commettere nuovamente atti violenti - e quindi anche uccidere - che non consente la concessione degli arresti domiciliari. Lo scrive sempre il Gup di Perugia Paolo Micheli nell'ordinanza con cui ha respinto le richieste di differimento della misura cautelare avanzate dai due giovani rinviati a giudizio per l'omicidio di Meredith Kercher. Argomentando la possibilita' di reiterazione del reato - i due sono stati rinviati a giudizio per omicidio volontario e violenza sessuale - il Gup scrive infatti: ''ci si trova dinanzi a fatti caratterizzati da dolo d'impeto, ed occorsi in un contesto sicuramente occasionale; ma occasionalita', soprattutto quando ci si determini a delinquere con tanta leggerezza e con assoluto disprezzo degli altri, e quando si privi di qualunque ulteriore occasione di confronto con la vita una ragazza di 20 anni solo per assecondare una pulsione, non significa affatto impossibilita' di ripetizione della condotta''. Condividi