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di Daniele Bovi L’università di Perugia dice 133 volte no al decreto Gelmini. Almeno duemila ragazzi di tutte le facoltà, accompagnate da molti docenti e ricercatori, si sono radunate questa mattina di fronte alla sede di Lettere in piazza Morlacchi per dare vita ad uno dei più grandi cortei che la città ricordi. Un piccolo fiume che si è snodato fino ai giardini del rettorato. L’appuntamento per una nuova protesta è fissato per le 15 in piazza IV Novembre. Quando accanto agli studenti universitari si uniranno quelli delle scuole superiori per un momento non solo di protesta ma anche di informazione alla cittadinanza. Controinformazione dicono gli studenti del corteo, “contro la vulgata dei massa media che ci vuol far passare come debosciati nullafacenti”. “Tremonti e Gelmini non avete fatto i conti con gli studenti. Cancellate noi o la 133”: questo era lo slogan scritto su grandi striscioni appesi sulla facciata della sede di Lettere. Nel corteo, come detto, studenti di tutte le facoltà: da giurisprudenza a scienze politiche, da medicina a chimica, con i ragazzi scesi in strada con i camici. “Siete più bravi voi di noi a fare i tagli” diceva il cartellone ironico dei ragazzi di medicina. Un corteo grande, colorato e tranquillo. Nessun momento di tensione. A parte quando, giunti di fronte alla sede di scienze politiche, alcuni non volevano proseguire per il percorso stabilito (cioè per le scalette che portano ai giardini del rettorato, una vera e propria strettoia visto il fiume di gente). Tutto si risolve però nel giro di pochi minuti e si prosegue così lungo il percorso concordato con le forze dell’ordine. Un altro momento in cui gli studenti dimostrano la loro ragionevolezza non cedendo a quello che qualcuno chiama “il protagonismo di pochi”. Il corteo arriva infine ai giardini. La gente è tantissima e si spalma su tutti gli spazi. Parte la musica in attesa che anche la coda arrivi a destinazione. Prendono la parola un po’ tutti, i leader delle organizzazioni studentesche e non solo. E qui inizia un’ora di dibattito francamente surreale. Si “litiga” tra chi vuole andare in piazza subito, giudicando i giardini uno spazio con poca visibilità, e chi ricorda che per le 15 è già fissato l’altro appuntamento di cui si dava sopra notizia. Vola qualche parola grossa. La classica disputa tra chi vuole una protesta più “radicale” e chi no. Alla fine l’intervento risolutivo è quello di una docente che riporta tutti alla calma: “Dividersi ora – dice – non ha senso. Non bisogna litigare, è il momento di essere uniti e di andare in piazza con le nostre proposte. Perché questa università così com’è non ci piace, anche noi vogliamo le riforme, ma non quelle del ministro Gelmini e di Tremonti”. Pace fatta, sono le 13.30, la gente va a mangiare. Ci si rivede tutti in piazza IV Novembre alle 15. Condividi